Fermata #154 - L'uomo senza vergogna
Nel processo Wright vs Copa vengono smentite in sequenza le bugie di Faketoshi, coprendo di ridicolo un uomo che continua imperterrito a sostenere di essere Satoshi Nakamoto
Che i comportamenti di Craig Steven Wright fossero quelli di un bugiardo patologico lo sapevano già in tanti; che il suo limite di sopportazione per le umiliazioni fosse inesistente, forse non era ancora chiaro. Lo sta diventando, in modo drammaticamente evidente, nel corso delle udienze del processo che lo vede schierato contro la Crypto Open Patent Alliance, o Copa, un’organizzazione no-profit lanciata nel 2020 dall’azienda Square che include sviluppatori di Bitcoin Core e aziende del settore.
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Il processo
La storia di Craig Wright nella sua lunga battaglia mediatica e legale per convincere il mondo di essere Satoshi Nakamoto è lunga, intricata e piena di dettagli che rendono evidenti le menzogne dell’imprenditore australiano. Un breve riassunto dei suoi trascorsi risulterebbe inevitabilmente incompleto, per questo rimando i lettori che volessero conoscerne i dettagli alla fermata #54, un long-form dedicato al racconto della vicenda, fin dagli inizi.
L’attualità riguarda la causa intentata da Copa contro Wright per far dichiarare ufficialmente alla Corte che l’australiano non è Satoshi Nakamoto. Una tale sentenza renderebbe di fatto inutili anche altri procedimenti, come quello avviato dalla Tulip Trading di Wright contro gli stessi sviluppatori di Core, in cui Faketoshi pretende qualcosa di tecnicamente irrealizzabile: la modifica del codice di Bitcoin per consentirgli di accedere alle chiavi private che controllano 111.000 bitcoin riconducibili a Satoshi.
Lo scorso 5 febbraio, con la presenza fisica di Wright, sono iniziate le udienze a Londra. Al di là delle formalità legali, nei primi cinque giorni di processo il copione è stato sempre lo stesso: domande, risposte, analisi e commenti su tutti i documenti presentati dall’australiano per far credere alla Corte di essere Satoshi. Un copione che indica evidenze multiple della falsificazione dei documenti da parte di Wright, talvolta facendo emergere incongruenze ed errori grossolani da rendere difficile il mantenimento di un atteggiamento serio.
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Le gaffe di Faketoshi
Nel primo giorno di udienza i periti di entrambe le parti hanno spiegato come 71 dei 97 documenti, presentati da Craig Wright per provare di essere Satoshi, siano stati manipolati e/o retrodatati. La Copa si è poi opposta alla presentazione delle restanti 26 prove data la scarsa qualità delle precedenti.
Nello specifico, l’australiano sostiene che i documenti risalgano al 2007, mentre i periti hanno mostrato accessi e manipolazioni datati settembre 2023: in particolare, lo scorso settembre sarebbero stati eliminati centinaia di GB di dati e sarebbero stati modificati alcuni documenti con l’utilizzo di ChatGPT.
Il livello del dibattito, in alcuni frangenti, è il seguente:
Copa: [mostrando un documento macchiato] Il suo finanziatore, il signor Ayre, twitta e cita macchie di caffè e puntine arrugginite. È un riferimento a questo documento?
Wright: Non ne ho idea. Sta dicendo che è un mio finanziatore. Non lo è.
Copa: Le ha dato un sostegno finanziario in alcuni casi?
Wright: No.
Copa: [mostrando un documento che cita il finanziamento da parte di Ayre] Lo riconosce?
Wright: No, ho ricevuto un prestito.
Copa: Ha detto di essere finanziato da una terza parte in questi procedimenti giudiziari, ora dice di non esserlo.
Wright: Era un prestito, sarà restituito.
Per difendersi dall’accusa di aver fornito solamente prove false, nel terzo giorno di udienze Wright è persino arrivato a dire che il perito nominato dai propri avvocati, Simon Placks, non è qualificato per verificare l’autenticità dei documenti:"Non ho scelto il Dr. Placks, non volevo il Dr. Placks. Il Dr. Placks è uno psicologo. Ha una laurea in psicologia. Non ha qualifiche in sicurezza informatica".
Le citazioni sono raccolte dall’account Twitter Norbert, che giorno per giorno sta trascrivendo tutto ciò che accade durante il processo. Per farvi due risate, suggerisco la lettura dei suoi thread.
Se il giudice impazzisse?
Al termine delle udienze il giudice Mellor dovrà stabilire se Craig Wright sia o meno Satoshi Nakamoto. L’esito del processo appare scontato ma qualcuno si preoccupa in caso di finale inaspettato: cosa accadrebbe nel remoto caso in cui il tribunale inglese decidesse che Wright è Satoshi?
La verità storica, cioè che Wright è quanto di più lontano possa esistere da Satoshi, non cambierebbe. Ci sarebbero però sicuramente delle grane legali per gli sviluppatori di Bitcoin Core. L’implicazione più importante sarebbe quella legata alla causa sopracitata, quella intentata dalla Tulip Trading di Wright a 15 sviluppatori.
Gli avvocati della Tulip Trading potrebbero fare leva sulla sentenza del giudice Mellor per rivendicare i diritti di copyright sul codice di Bitcoin che Wright da tempo pretende. Tale scenario non comporterebbe un problema per il software Bitcoin Core in sé, dunque non potrebbe comunque configurarsi in un rischio per Bitcoin, ma renderebbe la vita molto spiacevole agli sviluppatori che oggi ci mettono la faccia e che sono stati citati in giudizio dalla Tulip Trading.
Alcuni di loro, nella peggiore delle ipotesi, potrebbero decidere di smettere di contribuire al codice per evitare ulteriori grane giudiziarie o eventuali sanzioni economiche. Beninteso, potrebbero smettere di farlo con il proprio nome e il proprio cognome, continuando a lavorare di nascosto e sotto pseudonimo.
Già nel 2021, annunciando il proprio ritiro dallo sviluppo di Bitcoin Core, Jonas Schenlli scriveva su Twitter:
Credo che i rischi legali per gli sviluppatori di Bitcoin stiano crescendo anno dopo anno, (cosa che può essere stressante). I nuovi sviluppatori dovrebbero unirsi in modo anonimo (è complicato).