Fermata #162 - L'alternativa alla deriva del dollaro
Un report di Grayscale Research analizza come le future elezioni USA porteranno a un'ulteriore inflazione del dollaro e al potenziale spostamento degli investitori esteri su Bitcoin.
5 novembre 2024.
E’ la data in cui si terranno le prossime elezioni presidenziali negli Stati Uniti. Con ogni probabilità ad affrontarsi saranno nuovamente Joe Biden per i democratici e Donald Trump per i repubblicani.
L’evento non interessa unicamente alla stampa generalista e ai commentatori politici perché avrà, com’è ovvio, grandi implicazioni in tanti ambiti: quello geopolitico, quello bellico, quello economico e non solo. L’esito delle elezioni americane comporterà degli effetti anche per il mondo di Bitcoin.
A sostenerlo è un report di Grayscale Research, il braccio di ricerca del noto fondo emittente dell’ETF GBTC.
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Bitcoin come alternativa al dollaro
Il documento parte da un presupposto molto chiaro:
Bitcoin è un sistema monetario alternativo che compete con il dollaro americano.
Ogni decisione che influisca sulla politica monetaria Usa o con il potere del dollaro, dunque, riguarderà indirettamente anche Bitcoin. Quindi la domanda più importante è: come potrebbe cambiare lo status del dollaro in base a una vittoria democratica o repubblicana il prossimo novembre?
L’importante non è il colore ma l’entità della vittoria
La risposta non è del tutto scontata. Sia le leadership democratiche che quelle repubblicane, quando si sono trovate al potere, hanno espanso il deficit pubblico: un fatto che non sorprende perché la popolarità - e di conseguenza i voti - difficilmente si ottiene annunciando tagli alla spesa, al welfare e ai servizi dello Stato. L’unico parziale freno alla spesa pubblica è consistito nell’opposizione.
Ciò che spiega Grayscale Research è che il deficit degli Stati Uniti si aggraverà più velocemente in caso di una vittoria netta di repubblicani o democratici: nel caso, si intende, in cui una delle due parti controlli sia il Congresso che la Casa Bianca e sia perciò in grado di approvare agevolmente nuovi scostamenti di bilancio. Se invece l’esito delle elezioni dovesse essere più equilibrato, il contrasto dell’opposizione potrebbe decelerare la capacità di spesa dei vincitori.
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Il rapporto tra deficit e inflazione
Come può un aumento del disavanzo pubblico avere un effetto su Bitcoin?
Da quando credito e moneta sono diventati sinonimi, con quest’ultima che non ha alcun legame con le riserve auree dal 1971, non esiste un limite concreto alla quantità di credito (e dunque di moneta) generabile. Ne consegue che quando un Paese si indebita per finanziare la propria spesa con i titoli di Stato - come i Btp in Italia, i Bund in Germania, i Treasuries negli Stati Uniti - i soldi che riceve da banche commerciali e banche centrali sono creati dal nulla.
In verità, come spiegato nella fermata #95, negli Stati Uniti esisterebbe una soglia chiamata debt ceiling, ossia tetto del debito. Si tratta di una soglia stabilita dal Congresso per limitare la spesa eccessiva - e quindi porre un freno anche alla generazione di nuovo denaro. Il debt ceiling, tuttavia, è una barzelletta. Essendo ogni Stato in costante perdita, per ripagare il debito passato è sempre necessario fare nuovo debito. Dalla sua introduzione, il tetto del debito è stato aumentato o sospeso per più di 90 volte per evitare il default.
Più debito, più denaro immesso in circolazione e, di conseguenza, più inflazione. Per il report, maggiore sarà la spesa pubblica, maggiore sarà la probabilità che molte entità valuteranno Bitcoin come riserva di valore al posto del dollaro statunitense. Secondo Grayscale questo ragionamento non vale solamente per il mercato americano ma anche per i principali detentori di dollari al mondo: gli Stati e gli investitori istituzionali esteri.
E’ possibile che si arrivi a un punto in cui gli investitori d'oltreoceano abbiano un appetito più limitato o nullo per i titoli di Stato statunitensi e inizino ad allontanarsi dal dollaro, potenzialmente verso alternative come Bitcoin.
Quest’ultimo cambio di prospettiva, in particolare, sarebbe epocale. Se ancora oggi il dollaro è considerato come la più grande riserva di valore globale è proprio per il fatto che il budget di grandi Stati e istituzioni è allocato in gran parte in Treasuries e dollari, elemento che rende quello della valuta americana il mercato più liquido al mondo. Secondo la Bank of International Settlements (la banca centrale delle banche centrali) “circa il 60% delle riserve internazionali è denominato in dollari”. Una diversificazione anche di pochi punti percentuali dal dollaro a bitcoin renderebbe quest’ultimo largamente più liquido e, di conseguenza, meno volatile.
L’indipendenza della Fed
Non finisce qui. Secondo Grayscale l’inflazione del dollaro può essere accentuata anche da una minor indipendenza della Federal Reserve. L’idea ha un senso logico: se la banca centrale americana vedesse ulteriormente consumarsi la sua indipendenza da Washington, il governo potrebbe fare ancor più pressioni per far acquistare sempre maggior debito dalla banca centrale tramite il quantitative easing (generando così nuovo denaro e, dunque, inflazione).
In questo senso, il report evidenzia come Trump abbia storicamente attaccato più frequentemente la Fed, mentre Biden abbia provato a interferire il meno possibile (almeno in quanto a dichiarazioni pubbliche). Perciò, l’elezione di Trump e un eventuale indebolimento dell’indipendenza della Fed potrebbero far crescere la domanda di bitcoin.
I lettori più affezionati di questa newsletter avranno già capito da tempo l’assunto alla base delle tesi riportate. Bitcoin è una scommessa contro il dollaro e ne rappresenta, come scrive Grayscale, un’alternativa. I due asset conviveranno per anni, forse decenni, ma alla fine solo uno potrà prevalere sull’altro. E no, non si tratta di una profezia alla Harry Potter ma di una conseguenza della natura del denaro. Storicamente la moneta è un bene sul quale il mercato ha sempre teso alla convergenza. Winner takes all. In un mondo globalizzato troppe monete in circolazione equivarrebbero al baratto e renderebbero lo scambio di beni e servizi, oltre che la contabilità, estremamente inefficiente.
Si lascino giornalisti, burocrati e sedicenti esperti etichettare bitcoin come “asset speculativo” o “privo di valore intrinseco”. Dall’invenzione della stampa che ha eroso il potere della Chiesa nel Medioevo, fino all’introduzione di Internet che ha distribuito l’informazione e deteriorato ulteriormente la fiducia in opinionisti e istituzioni: la storia insegna che il progresso tecnologico procede in direzione opposta al percorso tracciato dai mass media e dai potentati vigenti.
Bitcoin, per una volta, non farà eccezione.