Fermata #31 - Il Bitcoin Pizza Day
Dodici anni fa - il 22 maggio 2010 - venivano acquistati i primi beni in bitcoin: due pizze. Storia e riflessioni dietro un evento diventato simbolico in tutto il mondo
Era il 18 maggio 2010, Bitcoin era online da un anno e quattro mesi ma nessuno ancora lo aveva mai utilizzato per comprare un bene o un servizio.
Su Bitcoin Talk - il forum più utilizzato per discutere di Bitcoin tra i pochi esperti del settore - compariva il post di un certo Laszlo intitolato “Pizza for bitcoins?”
Pagherò 10.000 bitcoin per un paio di pizze, magari due grandi, in modo che me ne rimanga un po' per il giorno dopo. Mi piace avere degli avanzi di pizza da sgranocchiare. Potete preparare la pizza da soli e portarla a casa mia oppure ordinarla da un corriere, ma il mio obiettivo è farmi consegnare del cibo in cambio di bitcoin senza doverlo ordinare o preparare io, un po' come se chiedessi la colazione in camera in hotel o qualcosa del genere: ti portano solo qualcosa da mangiare e sei felice!
Mi piacciono le cipolle, i peperoni, la salsiccia, i funghi, i pomodori, il salame piccante, ecc... solo cose standard, senza strani condimenti di pesce o cose del genere. Mi piacciono anche le pizze al formaggio normali, che possono essere più economiche da preparare o da acquistare in altro modo.
Se siete interessati fatemi sapere e possiamo trovare un accordo.
Inizialmente il post non suscitò grande entusiasmo ma il quarto giorno, il 22 maggio, l’allora diciannovenne Jeremy Sturdivant decise di accettare l’offerta e fece consegnare a casa di Laszlo, in Florida, due pizze di Papa John’s. A quel punto Laszlo postò l’aggiornamento su BitcoinTalk: “Voglio solo comunicare che ho scambiato con successo 10.000 bitcoin per la pizza”.
Il primo prezzo di bitcoin
Per quanto oggi possa non sembrare una grande notizia, per l’epoca rappresentava un evento storico. Era la prima volta in assoluto che dei bitcoin venivano scambiati per un bene o un servizio, cosa che stabiliva quindi anche un prezzo per bitcoin: dato che le due pizze costavano 41 dollari, bitcoin valeva 0,0041 dollari.
L’utente che propose la transazione non era uno sprovveduto: Laszlo Hanyecz è un programmatore ed è colui che per primo ha iniziato a fare mining di bitcoin con le GPU1 quando ancora per scrivere i blocchi della blockchain era sufficiente la potenza di calcolo di qualche laptop. Come ha ricordato il noto core-dev Jameson Lopp, Laszlo fece altri tre acquisti uguali al primo, arrivando a spendere 40.000 bitcoin per 8 pizze.
La lezione: Bitcoin è lavoro
Con l’aumentare della popolarità di Bitcoin, il 22 maggio è negli anni diventato il giorno simbolo in cui festeggiare il primo pagamento in bitcoin per un bene tangibile, il Bitcoin Pizza Day.
Facile intuire il primo pensiero di molti: “Diecimila bitcoin… pensa se li avesse tenuti”. Beh, piccolo spoiler, nemmeno Jeremy Sturdivant, il ragazzo che ricevette quei bitcoin, li conservò.
L’idea - purtroppo molto diffusa tra chi ha da poco scoperto Bitcoin - che sia semplice e immediato tenere i propri sats2 negli anni, è profondamente miope. Affonda le sue radici nella cultura malata della ricchezza da raggiungere senza sforzi, tipica del gioco d’azzardo, della finanza speculativa, delle shitcoin.
Al contrario, la filosofia propria delle radici di Bitcoin - checché ne dicano pseudo-economisti dalla dubbia capacità d’approfondimento - è tutt’altra. Bitcoin è lavoro: è produzione di risorse economiche ottenute tramite il lavoro computazionale.
Bitcoin insegna che il valore non si crea per decreto, si ottiene con fatica. L’essenza della Proof-of-Work - che permette di creare nuova valuta tramite l’utilizzo di risorse hardware e di energia elettrica - è esattamente questa.
Lo studio è lavoro
Si dà il caso che anche lo studio sia un lavoro: implica l’investimento di tempo e di energie mentali nell’apprendere una serie di informazioni senza le quali è facile prendere decisioni sbagliate. Anche in questo caso la conoscenza non viene stabilita per decreto ma va acquisita con sforzi e con fatica.
Pensare quindi a coloro che hanno comprato bitcoin a pochi dollari - magari tenendoli nel tempo - come a persone fortunate e arricchitesi con pochi sforzi, è fuorviante. Fino a pochi anni fa Bitcoin era uno strumento per addetti ai lavori: conoscerlo significava avere già acquisito nozioni informatiche rilevanti e frequentare quindi forum e ambienti molto di nicchia. E anche facendo parte di questa piccola cerchia era quasi impossibile capire cosa Bitcoin sarebbe potuto diventare: Laszlo Hanyecz e Jeremy Sturdivant ne sono la prova vivente.
Detenere 10.000 bitcoin non era insolito nel 2010 ma la maggior parte di coloro che li avevano li hanno poi venduti quando il prezzo è raddoppiato o triplicato: non ne avevano ancora compreso la natura rivoluzionaria.
Noi oggi non possiamo sapere che cosa diventerà l’invenzione di Satoshi Nakamoto tra 10, 20, 50 anni, ma abbiamo gli strumenti per studiare la tecnologia e per intuirne le implicazioni, senza farci prendere dal panico o dall’entusiasmo in base alle variazioni percentuali del prezzo.
HODLing: un prodotto dello studio
La consapevolezza del cosiddetto hodler3 nasce dallo studio, dunque dal lavoro. A meno che non si parli di trader professionisti, se ci si avvicina a Bitcoin per i facili profitti la probabilità di finire con il cerino in mano è davvero alta.
Se però ne si comprendono obiettivi, funzionalità e implicazioni, ecco che l’idea di accumulare sats per detenerli con obiettivi di lunghissimo periodo - o, meglio ancora, per liberarsi di moneta priva di valore (le valute fiat) - inizia ad avere senso.
Il prezzo di bitcoin è stato soggetto ad altissima volatilità e anche oggi le variazioni percentuali sono rilevanti ma con lo studio - e quindi con l’investimento di tempo e di risorse intellettuali - ecco che si può iniziare a intuire quale potrebbe essere il futuro di Bitcoin e, di conseguenza, hodlare più serenamente durante le fluttuazioni di mercato.
Accumulare sats e detenerli nel lungo periodo non è “fortuna”, è frutto di una consapevolezza che si matura solo con lo studio, con il lavoro.
Se l’obiettivo è arricchirsi nel breve termine, accettando anche il rischio di impoverirsi, rivolgersi alle shitcoin.
Come acquistare Bitcoin?
Personalmente, quello che reputo come il servizio migliore è Relai. Per acquistare bitcoin risparmiando lo 0,5% in commissioni potete usare il codice “FEDERICO”.
Si tratta di un’applicazione sviluppata da un’azienda svizzera che applica una politica di KYC light: a differenza dei grandi exchange non richiede registrazioni o dati personali, tutto che serve per comprare è il proprio IBAN. E’ ottimale per impostare dei piani di accumulo.
Una delle migliori caratteristiche è il servizio non-custodial. Gli euro bonificati a Relai vengono convertiti automaticamente in bitcoin e trasferiti su un wallet di cui è l’utente ad avere il controllo. I grossi exchange, al contrario, non forniscono le chiavi private ai clienti. In più Relai non vende centinaia di inutili criptovalute, ma solo bitcoin.
NOTA - Questo NON è un messaggio pubblicitario. Relai è un servizio che utilizzo personalmente e che reputo tra i migliori sul mercato in termini di affidabilità, sicurezza e facilità d’uso. Lo consiglio spesso ad amici e parenti. Cosa ci guadagno? Quello che fanno guadagnare i referral code. In questo caso se acquistate con il codice “FEDERICO” risparmiate lo 0,5% sulle commissioni e io ricevo (in bitcoin) lo 0,5% dell’importo che avete deciso di investire.
Online su YouTube il quarto video con Massimo Musumeci
Di seguito la quarta puntata della nuova serie di video-approfondimenti live dedicati al tema della settimana di Bitcoin Train sul canale YouTube di Massimo Musumeci, fisico, ricercatore Bitcoin ed esperto di privacy e sicurezza informatica.
Appuntamento tutti i lunedì alle ore 17:00.
All’epoca la difficoltà per riuscire a scrivere i blocchi - e guadagnare dunque la ricompensa della transazione coinbase - era molto bassa perché erano in pochi a dedicarsi al mining: i pochi che lo facevano utilizzavano semplici laptop. Laszlo aumentò la potenza computazionale a propria disposizione con delle GPU incassando molti bitcoin. Oggi, con la crescita della rete, non è più profittevole utilizzare delle GPU ma servono gli ASICs, chip specializzati per il mining di Bitcoin.
Sats: abbreviazione di satoshi, l’unità minima di un bitcoin. Un bitcoin è composto da 100 milioni di satoshi.
Termine che deriva da “hold” (tenere) e divenuto virale per l’errore di un utente che nel 2013 su Bitcoin Talk scrisse “I am hodling” anziché “I am holding”. Gli “hodler” sono quindi coloro che non hanno intenzione di vendere i propri sats ma di detenerli in ottica di lunghissimo periodo.