Fermata #137 - Il pericolo della trasparenza
In Svezia una legge anti-corruzione faciliterebbe gli attacchi fisici ai detentori di criptovalute. L'importanza fondamentale della privacy per le libertà individuali.
Affermare che non si è interessati alla privacy perché non si ha nulla da nascondere è come dire che non si è interessati alla libertà di parola perché non si ha nulla da dire.
Il whistleblower dell’NSA Edward Snowden pronunciava queste parole in un’intervista rilasciata nel 2015 al Guardian, dando vita a quella che sarebbe diventata una citazione iconica e diffusa in tutto il mondo.
Nulla da nascondere?
La dichiarazione di Snowden arriva in risposta all’estesa convinzione che la volontà di difendere il diritto a mantenere private informazioni sensibili sia direttamente riconducibile all’avere “qualcosa da nascondere”. E dunque “se non hai nulla da nascondere, di che cosa devi aver paura?”
E’ sdoganato, ormai, che lo Stato debba conoscere tutto di noi: la nostra istruzione, la nostra situazione sanitaria, dove siamo nati, dove viviamo, con chi viviamo, quanto guadagniamo, che cosa possediamo, se siamo di stato libero o coniugati.
E’ passivamente accettato che la nostra attività online possa essere costantemente monitorata: da dove e a quali siti ci connettiamo, quali link clicchiamo, per quanto tempo visitiamo una pagina, che cosa compriamo, quali video catturano la nostra attenzione. E’ accettato, in particolare, che tutti questi dati siano raccolti per essere elaborati e utilizzati contro di noi da algoritmi predittivi per indurci a comportamenti studiati a tavolino dagli uffici marketing.
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E’ sdoganato che i dati dei nostri pagamenti debbano essere tracciati, registrati e detenuti da pochi e potenti intermediari potenzialmente vulnerabili ad attacchi informatici. Una larga fetta di persone nel mondo occidentale vede il pagamento in contanti come sospetto e desidera ardentemente una società completamente cashless. “Tanto, cos’hai da nascondere?”
Questo è ancor più vero quando si parla di un settore nuovo, come quello di Bitcoin. Quante volte vi è capitato, parlando con conoscenti e amici che fossero venuti a conoscenza della vostra curiosità per la materia, che vi venisse chiesto: “Quindi, quanti bitcoin sei riuscito a comprare?”
Tenere alla riservatezza delle informazioni finanziarie per qualcuno è sinonimo di affari sporchi.
Ebbene: rivelare le informazioni personali a terzi è estremamente pericoloso, specialmente quando si parla di Bitcoin.
Il caso svedese
In Svezia si sta delineando una preoccupante tendenza di attacchi fisici nei confronti di figure di spicco della comunità locale di Bitcoin. Gli incidenti, per la loro natura violenta e il focus specifico su individui noti per il loro coinvolgimento nel settore, hanno sollevato molte preoccupazioni.
A lanciare l’allarme è stato l’ormai ex fan di Ethereum Eric Wall, oggi sostenitore degli Ordinals. Wall ha riferito su Twitter di un episodio in cui una coppia svedese di mezza età sarebbe stata legata, minacciata con coltelli e derubata da assalitori mascherati. L'obiettivo principale sarebbe stato quello di rubare i bitcoin della coppia.
Non si sarebbe trattato di un incidente isolato, ma parte di una tendenza più ampia presente in tutta la Svezia in cui i possessori di bitcoin verrebbero specificamente presi di mira nelle loro case da criminali armati.
Vittime in nome della trasparenza
Com’è possibile che si stia delineando tale tendenza? La risposta parrebbe stare in una legge chiamata “Principio dell’Accesso Pubblico alle Informazioni”.
Approvata ufficialmente per disincentivare la corruzione e sbandierata come un ingranaggio fondamentale per la democrazia svedese, la legge impone che le informazioni detenute dal governo - tra cui indirizzi di residenza e dichiarazioni dei redditi dei cittadini - possano essere accessibili pubblicamente da tutti. Di fatto, in Svezia è possibile richiedere l'accesso ai dati personali in mano allo Stato di qualsiasi residente. La richiesta deve essere motivata e presentata all'autorità pubblica, la quale ha il diritto di negare l’accesso alle informazioni, ma quest’ultima tutela non sembra molto efficace.
Alcuni giornalisti in Svezia sarebbero stati vittime non solo di minacce, ma anche di attacchi violenti con bombe carta lanciate verso le loro case1.
Wall ha scritto su Twitter:
Solo il mese scorso, due noti profili nel mondo Bitcoin sono stati presi di mira nelle loro case. Uno di loro non aveva bitcoin, ma è stato malmenato per 3 ore. L'altro è riuscito a scappare. L'anno scorso, uno dei bitcoiner più noti della Svezia ha subito un'irruzione nel suo appartamento e, anche avendo consegnato una quantità significativa di bitcoin, è stato picchiato e maltrattato per ore davanti al suo partner.
Anche i media svedesi LT e Aftonbladet hanno scritto di furti portati a termine con metodologie molto simili.
Il noto sviluppatore e imprenditore Jameson Lopp gestisce da anni una lista su GitHub contenente tutti gli attacchi a detentori di criptovalute riportati pubblicamente, una lista che viaggia nell’ordine delle centinaia di episodi.
La privacy sta perdendo sempre più rilevanza, venendo messa da parte in nome di trasparenza e sicurezza. Telecamere ovunque, per la nostra sicurezza. Sorveglianza finanziaria sempre più invasiva, per combattere il terrorismo e il riciclaggio. Sorveglianza delle chat private e guerra alla crittografia, per combattere il crimine e i pedofili. Certificati medici pubblici, per la sicurezza degli altri.
La verità è che la trasparenza a tutti i costi è un biglietto di sola andata per la perdita delle più fondamentali libertà individuali.
I vincitori del Giveaway organizzato in collaborazione con BitBox sono:
1° classificato: Ivan Bastianin = BitBox02
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Congratulazioni!