Fermata #19 - Russia, Ucraina, Usa e l'intruso: Bitcoin
In un periodo di tensioni drammatiche i tre paesi si avviano a regolamentare quasi contemporaneamente gli "asset virtuali", ossia le criptovalute. Come? E perché?
Russia, Ucraina e gli onnipresenti Stati Uniti nelle ultime settimane si sono resi protagonisti di un’escalation di tensioni geopolitiche che non si manifestava da un po’, quantomeno nel mondo occidentale. Secondo alcune fonti nell’area del Donbass (territorio a Est dell’Ucraina e confinante con la Russia) sarebbero già stati esplosi dei colpi di mortaio in uno scontro tra le forze governative e alcuni separatisti filorussi.
La comunicazione è poco chiara, le accuse vengono rimbalzate tra i leader a colpi di dichiarazioni e campagne mediatiche in una guerra che, prima di essere combattuta con i carri armati, è combattuta con l’informazione. Se il presidente russo Vladimir Putin aveva annunciato non più tardi di mercoledì 16 febbraio il ritiro delle truppe dalla Crimea, venerdì 18 quello americano Joe Biden ha avvertito che un attacco russo “è possibile nei prossimi giorni”. Dal canto suo, il leader ucraino Volodymyr Zelensky ha annunciato che vede «Nato e Ue nel futuro» di Kiev, cosa che non piace affatto a Putin e che è una delle cause scatenanti di ciò a cui stiamo assistendo (ma la questione in realtà è molto più complessa, qui una spiega più esaustiva).
La coincidenza Bitcoin
Ok, ma cosa c’entra Bitcoin con tutto questo? Mentre rimane concreto il rischio di un conflitto armato, quasi contemporaneamente Russia, Ucraina e Stati Uniti stanno regolamentando quelli che hanno definito come “asset virtuali”: le criptovalute.
Ucraina: legge già approvata
La Verkhovna Rada, il parlamento ucraino, giovedì 17 febbraio ha approvato una legge che incarica la Commissione nazionale per i titoli e il mercato azionario e la Banca nazionale, di regolare “il mercato dei beni virtuali”. Il ministro della Trasformazione digitale Mykhailo Fedorov ha dichiarato:
L'Ucraina è già tra i primi cinque paesi per l'utilizzo di criptovaluta. Abbiamo fatto un ulteriore passo avanti: il Parlamento ha approvato la legge sui beni virtuali! Questo legalizzerà gli exchange e le criptovalute e gli ucraini potranno proteggere i loro asset da possibili abusi o frodi.
Fedorov ha ragione quando dice che l’Ucraina è uno dei paesi in cui le criptovalute sono più utilizzate, secondo un rapporto di Chainalysis è il quarto al mondo. Potrebbe non essere un caso: la valuta nazionale, la grivnia ucraina, ha subito un’inflazione galoppante e oggi vale un quinto rispetto a 15 anni fa.
Il Parlamento di Kiev potrebbe poi essersi accorto che le criptovalute stanno tornando utili anche a scopo difensivo. La società di analisi Elliptic ha evidenziato in uno studio come nel 2021 siano state inviate donazioni per 570 mila dollari in Bitcoin a Ong che forniscono truppe, armi e dispositivi medici alle forze ucraine. Una crescita del 900% rispetto al 2020.
Russia: muro contro muro tra governo e banca centrale
A Mosca è in atto ormai da diverse settimane uno scontro tra il governo e la banca centrale. Da un lato il ministero delle Finanze, supportato da Putin, vuole introdurre un disegno di legge che regolamenti il settore delle criptovalute equiparandole alle valute estere, con l'obiettivo di portare l'industria "fuori dall'ombra" e creare un'opportunità per “operare legalmente”; dall’altro la Banca di Russia non sostiene le proposte del ministero e pretende un divieto assoluto dell'emissione e della circolazione delle criptovalute.
Le posizioni sono comprensibili per via degli interessi in gioco:
Banca centrale: ha il monopolio dell’emissione di valuta sovrana, il rublo, e vuole contrastare in ogni modo la diffusione di strumenti che possano competere con il suo asset principale. L’adozione su larga scala delle criptovalute danneggerebbe la forza e la credibilità del rublo. Inoltre la banca sta lavorando al progetto di rublo digitale che già quest’anno potrebbe entrare in fase di test. La popolarità di un simile strumento potrebbe essere seriamente danneggiata se i russi si abituassero prima all’uso delle criptovalute.
Governo: la Russia è il più grande esportatore di gas al mondo, uno dei paesi con le più vaste risorse energetiche in assoluto. Mosca ha quindi tutto l’interesse di sfruttare il mining di Bitcoin per monetizzare l’elettricità in eccesso e poter così creare grandi ricchezze con energia che altrimenti verrebbe sprecata. Lo stesso Putin ha dichiarato che il mining di Bitcoin rappresenta un’opportunità per la Russia. Inoltre una regolamentazione seria del settore porterebbe al governo nuove entrate fiscali, oggi sommerse.
La presentazione del disegno di legge era prevista per venerdì 18 febbraio ma per via delle resistenze della banca centrale è stata rimandata. Considerando però l’opinione di Putin, e il peso specifico che comporta, è verosimile che alla fine ad avere la meglio sarà il governo.
Usa, in arrivo l’ordine esecutivo
Secondo quanto riportato da Yahoo Finance, Biden dovrebbe emettere la prossima settimana un ordine esecutivo che darà il compito alle agenzie governative competenti di studiare le criptovalute ed elaborare una strategia per regolamentarle.
L’ordinanza commissionerà anche uno studio sul dollaro digitale (gli Usa sono molto indietro sulla propria Cbdc rispetto a player come Cina e Russia). I tempi, tuttavia, saranno lunghi: l’ufficio per le Politiche tecnologiche e scientifiche dovrà presentare a Biden un rapporto sulla “tecnologia del registro digitale distribuito” (la blockchain) entro 180 giorni e un aggiornamento sulle sue implicazioni ambientali atteso entro 545 giorni. Inoltre il Tesoro, insieme alla Sec1 e alle agenzie bancarie federali, sarà incaricato di sviluppare un rapporto mirato alla “protezione dei consumatori dai rischi delle criptovalute”.
Volendo andare oltre le dichiarazioni ufficiali potrebbe essere utile notare che gli Stati Uniti sono il primo Paese per Hash Rate (concetto spiegato nella fermata #3: in breve, la potenza computazionale del network Bitcoin) e che la Russia è terza (secondo è il Kazakistan). Se il mining venisse incentivato e avviato anche a livello governativo, Mosca diverrebbe un hub attrattivo per i miner e potrebbe pensare, nel lungo periodo, di superare Washington in questa speciale classifica2. Un fatto che potrebbe infastidire gli Usa, da sempre abituati a essere considerati come il centro dell’innovazione globale e che potrebbero essere quindi interessati a incentivare lo sviluppo di tecnologie green tramite il mining di Bitcoin.
Il ruolo di Bitcoin nella partita internazionale
La minaccia Swift
Le carte in tavola sono tante e ben mischiate e Bitcoin è una di queste. Tra le minacce degli Stati Uniti alla Russia c'è anche quella dell’esclusione di Mosca dal sistema Swift3, che significherebbe essere tagliati fuori da gran parte del commercio internazionale (con grosse conseguenze anche per chi importa beni dalla Russia, come l’Europa). La volontà di Putin di normalizzare Bitcoin quindi non sorprende, perché la tecnologia introdotta da Satoshi Nakamoto permetterebbe al Paese di continuare a commerciare con chiunque a livello globale senza vincoli, sanzioni o la necessità di alcuna autorizzazione.
Protezione dei risparmi
Se da un lato Bitcoin potrebbe consentire alla Russia di disinteressarsi delle minacce di Washington, dall’altro è anche ciò che può permettere ai cittadini ucraini di difendere i propri risparmi nel drammatico caso in cui si arrivasse davvero a un conflitto armato. Non sarebbe la prima volta, infatti, se in caso di guerra si verificasse una bankrun, ossia una corsa agli sportelli bancari per ritirare i soldi disponibili4 prima che la banca - che non mantiene mai riserve sufficienti a coprire il 100% dei fondi depositati dai propri correntisti - diventi insolvente.
I primi episodi di questo genere, in realtà, si sono già palesati: gli abitanti di Donetsk, a cui è stato ordinato di evacuare il territorio, hanno formato lunghe file agli ATM a partire dalla giornata di venerdì 18.
A differenza di un conto in banca, un wallet non-custodial (qui alcune indicazioni sui più diffusi) non può essere congelato. Di Bitcoin si dice spesso di come sia “freedom money”, la moneta della libertà. E lo è in tutti i sensi: sia per gli interessi russi che per la popolazione ucraina.
Sec: Security and Exchange Commission, l'ente statunitense preposto alla vigilanza dei mercati finanziari.
Il fatto che una significativa quota di Hash Rate si trovi in uno specifico Paese non comporta che quest’ultimo abbia il controllo del network Bitcoin.
Swift: Society for Worldwide Interbank Financial Telecommunication, il principale standard internazionale per le transazioni finanziarie.
Uno degli esempi più recenti è la bankrun avvenuta in Turchia durante il golpe fallito nel 2016.