Fermata #28 - Bitcoin e Centrafrica: luci e ombre
La Repubblica Centrafricana è il secondo Stato al mondo a dichiarare Bitcoin valuta a corso legale. Cosa dice la legge? Qual è la situazione del Paese? Cosa sappiamo e cosa non sappiamo
Tra indizi e indiscrezioni se ne parlava già da diverse settimane ma martedì 26 aprile la notizia è stata resa ufficiale: la Repubblica Centrafricana è il primo Stato africano - il secondo al mondo dopo El Salvador - ad adottare bitcoin come valuta a corso legale.
A renderlo noto è stato un comunicato stampa firmato dal presidente della Repubblica Faustin-Archange Touadéra in cui si legge quanto segue:
L'adozione di Bitcoin come moneta ufficiale rappresenta un passo decisivo verso l'apertura di nuove opportunità per il nostro Paese. […] La Repubblica Centrafricana non è solo il primo Paese in Africa ad adottare Bitcoin come moneta di riferimento, ma anche il primo al mondo ad adottare all'unanimità il disegno di legge che regola la criptovaluta.
La notizia ha suscitato sorpresa nella comunità Bitcoin perché prima della pubblicazione del comunicato il ministro delle Finanze Hervé Ndoba aveva smentito che il Paese avrebbe replicato l’iniziativa di El Salvador rendendo bitcoin valuta a corso legale, spiegando invece che la direzione sarebbe stata quella di creare un quadro giuridico per regolare l’uso delle criptovalute.
Il disegno di legge approvato dall’Assemblea Nazionale il 22 aprile - sì, la notizia è stata resa pubblica solo quattro giorni dopo - è però chiaro in materia: il “legal tender”1 di bitcoin è realtà.
Il testo di legge
La presidenza della Repubblica ha pubblicato su Facebook, tramite degli screenshot, le 5 pagine che compongono il disegno di legge: vediamone gli articoli più significativi.
Articolo 1: “Lo scopo di questa legge è di regolare tutte le transazioni relative alle criptovalute nella Repubblica Centrafricana, senza restrizioni, […] effettuate da persone fisiche o giuridiche, pubbliche o private. Bitcoin sarà considerato come valuta di riferimento”.
Articolo 5: “Il tasso di cambio tra le criptovalute e la valuta utilizzata in Repubblica Centrafricana (il franco CFA, approfondito più avanti, nda) è liberamente determinato dal mercato”.
Articolo 8: “Gli scambi di criptovalute non sono soggetti a tassazione”.
Articolo 10: “Qualsiasi attore economico è tenuto ad accettare le criptovalute come forma di pagamento quando queste sono offerte per l'acquisto o la vendita di un bene o servizio”.
Articolo 11: “Fatte salve le iniziative del settore privato, lo Stato fornisce alternative che permettono all'utente di effettuare transazioni in criptovalute e avere la convertibilità automatica e istantanea nella valuta usata nella Repubblica Centrafricana”.
Articolo 13: “Viene creata un’agenzia nazionale per la regolamentazione delle transazioni elettroniche, abbreviata in ANTE”.
Articolo 14: “L’Agenzia è responsabile del controllo e della gestione di tutti gli ATM installati dallo Stato sul territorio nazionale”.
Implicazioni degli articoli
Se nel comunicato si parla di bitcoin come “moneta ufficiale”, non specificando bene quale sia lo status legislativo della criptovaluta, l’articolo 10 lo mette in chiaro: tutte le attività sono tenute ad accettare bitcoin e criptovalute (ma quali altre? Non si sa) come forma di pagamento. Si tratta dunque di un legal tender vero e proprio, come con bitcoin in El Salvador.
Sembra poi che gli scambi in criptovalute vogliano essere persino incentivati, perché esenti da tassazione (Art. 8).
Il governo si impegna a fornire servizi che permettano transazioni in criptovalute il cui controvalore venga immediatamente convertito in franco CFA, tutelando però l’iniziativa privata (Art. 11): questo fa pensare che, pur permettendo ai cittadini di fare pagamenti tramite app e wallet privati, l’esecutivo commissionerà lo sviluppo di un wallet - o servizio simile - controllato dallo Stato come nel caso di Chivo in El Salvador2.
Sarà interessante capire se il servizio statale permetterà pagamenti anche senza la conversione istantanea in valuta locale, consentendo quindi di risparmiare in criptovalute o, meglio ancora, solamente in bitcoin: sviluppare wallet in grado di supportare molteplici token non è affatto semplice e implica un alto rischio di bug e malfunzionamenti per la complessità della programmazione. Ma, detto ciò, non sappiamo ancora a quali criptovalute si riferisca la legge (bitcoin è l’unica chiaramente menzionata) e tempistiche e modalità dell’iniziativa non sono state ancora rese pubbliche.
ANTE, una nuova agenzia dedicata alla regolamentazione delle “transazioni elettroniche”, sarà poi responsabile dell’installazione di ATM statali nel territorio nazionale (Art. 13 e 14). Anche in questo caso i dettagli dell’operazione non sono noti.
Ultimo, ma non per importanza, l’articolo 5. Per noi può sembrare banale che un tasso di cambio sia determinato dal libero mercato ma per la Repubblica Centrafricana non lo è. Il motivo è direttamente collegato alla valuta locale, il franco CFA, il cui valore è ancorato all’euro (quindi non determinato dal libero mercato) e questa caratteristica ha comportato non pochi problemi al Paese (più avanti l’approfondimento, nda).
Cosa sappiamo della Repubblica Centrafricana
Secondo le Nazioni Unite la Repubblica Centrafricana è il secondo Paese meno sviluppato al mondo. Dei 5 milioni di abitanti complessivi 2,5 vivono sotto la soglia di povertà assoluta e - come documentato dal giornalista Clément Di Roma che vive là da più di un anno - molti di questi faticano a trovare cibo quotidianamente (il Pil pro capite è di soli 337 dollari, in Italia è di 31.000 dollari). La penetrazione della rete Internet è bassissima: solamente l’11,4% della popolazione vi ha accesso.
Il Paese è in guerra civile da anni e negli ultimi mesi gli scontri sono aumentati. Oggi le Forze armate centrafricane (Faca), sostenute da milizie russe (il cosiddetto Gruppo Wagner) e ruandesi, combattono per le strade contro la Coalizione dei patrioti per il cambiamento (Cpc): il risultato è che il 70% del territorio nazionale è controllato da gruppi armati.
Come se non bastasse, la Repubblica Centrafricana non ha una valuta sovrana.
La struttura monetaria dell’Africa centrale
Come anticipato, la valuta a corso legale in Centrafrica è il franco CFA. L’acronimo sta per Comunità finanziaria africana perché la moneta è utilizzata anche da altri paesi limitrofi. Nello specifico, il franco CFA è nato con gli accordi di Bretton Woods del 1945 - dove si stabilì peraltro il Gold Exchange Standard - ed era inizialmente legato al valore del franco francese (oggi a quello dell’euro) in una sorta di retaggio del colonialismo d’oltralpe3.
Una particolarità del franco CFA è che è utilizzato da due comunità economiche differenti, dipendenti da due diverse banche centrali. La Repubblica Centrafricana fa infatti parte della Comunità economica e monetaria dell'Africa centrale (insieme a Camerun, Repubblica del Congo, Gabon, Guinea Equatoriale e Ciad) e il loro franco CFA, la cui sigla è XAF, è emesso dalla Banca degli Stati dell’Africa centrale.
Esiste però anche l’Unione economica e monetaria ovest-africana4, il cui franco CFA è indicato con la sigla XOF ed è emesso dalla Banca centrale degli Stati dell’Africa dell’Ovest.
Sebbene i franchi XAF e XOF abbiano lo stesso valore e siano entrambi conosciuti come franco CFA, non sono intercambiabili e, per l’appunto, vengono emessi da due banche centrali differenti.
Il colonialismo monetario francese
I due franchi, tuttavia, non hanno solamente il nome in comune. Fino al 2019 condividevano anche un terzo incomodo: la banca centrale francese. In origine a garantire il legame e la convertibilità del franco CFA con il franco francese era l’istituto centrale transalpino. Con il passaggio all’euro questa responsabilità non è passata alla Bce ma è rimasta in mano alla Banca di Francia.
Il tasso di cambio fisso e la garanzia della convertibilità con l’euro hanno un costo e, in cambio di questo servizio, Parigi pretende da sempre due condizioni:
La partecipazione del ministero dell’Economia francese nella definizione della politica monetaria della zona CFA.
Il deposito del 50% (era il 65% fino al 2009) delle riserve in valuta estera dei Paesi aderenti alla zona CFA presso il Tesoro francese.
Queste condizioni sono ancora valide solo per la Comunità economica e monetaria dell'Africa centrale (tra cui la Repubblica Centrafricana), perché tre anni fa l’Unione economica e monetaria ovest-africana si è slegata dal franco XOF aderendo a una nuova valuta, l’eco5, perciò non è più tenuta a seguire le indicazioni francesi in fatto di politica monetaria né deve versare le riserve in valuta estera a Parigi.
Metà del valore dei franchi CFA emessi ogni anno (che nel 2019 equivalevano a circa 6 miliardi di euro, oggi meno per via del distaccamento dell’Unione economica e monetaria ovest-africana ) viene trattenuto a Parigi su un conto del ministero dell’Economia. Di fatto con i soldi dei cittadini africani Parigi finanzia una parte del suo debito pubblico.
Questo meccanismo ha portato un giornalista francese, Fanny Pigeaud, e un economista senegalese, Ndongo Samba Sylla, a pubblicare il saggio intitolato L'arma invisibile della Françafrique: storia del franco Cfa: secondo gli autori la moneta impedisce agli Stati aderenti di manovrare i tassi di cambio e di organizzare una loro politica monetaria, rendendoli succubi delle volontà e delle decisioni di Parigi.
Per questo motivo è importante l’articolo 5 della legge, che sottolinea un concetto banale per noi ma rivoluzionario per il Centrafrica: il tasso di cambio tra le criptovalute e il franco CFA è liberamente determinato dal mercato e non gestito da una banca centrale straniera.
Lo sfruttamento energetico cinese
La Repubblica Centrafricana è ricca d’oro, di uranio e di diamanti e, seppure non rientri tra i paesi coinvolti nelle Nuove vie della Seta come altre nazioni africane, la Cina ha interessi anche qui. I rapporti economici tra Pechino e il Centrafrica risalgono al periodo della Guerra Fredda, ma negli ultimi anni i cinesi hanno potenziato gli investimenti per sfruttare le risorse minerarie del Paese.
Nel 2019, per esempio, quattro aziende cinesi hanno aperto più di quindici cantieri per estrarre oro sfruttando la manodopera locale e causando ingenti danni ambientali e umanitari. Nel 2020 un rapporto di Amnesty International ha invitato ad aprire un’inchiesta sulla vicenda.
Quale può essere il ruolo di Bitcoin?
Le condizioni umanitarie ed economiche della Repubblica Centrafricana sono drammatiche. Bitcoin può avere un ruolo nelle speranze di riscatto del Paese?
Anche se le informazioni a disposizione sono ancora troppo poche per giungere a conclusioni si possono formulare delle ipotesi. La mossa dell’Assemblea Nazionale potrebbe tornare utile in due modi:
Emancipazione monetaria: essendo la politica monetaria del franco CFA controllata da un Paese i cui interessi sono diversi da quelli della Repubblica Centrafricana, Bitcoin rappresenta un passo avanti. Non può essere manipolato, la sua emissione è nota e non risponde agli interessi francesi.
Sfruttamento delle risorse energetiche: il mining di Bitcoin potrebbe permettere la valorizzazione da parte dello Stato o di imprese locali degli importanti giacimenti di uranio presenti nel Paese. Lo farebbe giustificando l’investimento economico in infrastrutture tramite la monetizzazione in bitcoin dell’energia prodotta, consentendo così l’espansione degli impianti che distribuiscano l’energia e di conseguenza permettendo in futuro un maggior accesso della popolazione all’elettricità. Sarebbe anche un modo per appropriarsi delle proprie risorse senza darle in mano a colossi stranieri.
Per la diffusione di Bitcoin su larga scala, tuttavia, ci sono degli evidenti limiti infrastrutturali. Il fatto che solamente l’11,4% della popolazione abbia accesso a Internet rende impraticabile qualunque tipo di pagamento digitale per chi è tagliato fuori dalla rete.
Viene da chiedersi come sia possibile rendere il corso legale effettivo: come possono le persone accettare bitcoin come metodo di pagamento se non hanno una connessione? E’ possibile che venga precisato in futuro che il corso legale sarà valido solamente per coloro che dispongano degli strumenti necessari per rispettarlo - comunque una minoranza - così come successo in El Salvador. In ogni caso, lo scenario potrebbe cambiare significativamente solo nel lungo periodo, se tramite il mining Bitcoin si riuscisse concretamente ad aumentare la disponibilità di elettricità e di banda.
Sappiamo però che quella introdotta da Satoshi Nakamoto è una tecnologia i cui effetti si vedranno nel lunghissimo periodo e che è l’ideale in questo momento storico per liberare dalle catene del colonialismo monetario i paesi in via di sviluppo. Non è un caso che i primi due ad averlo adottato come valuta a corso legale non abbiano una moneta sovrana6.
Come acquistare Bitcoin?
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Bitcoin Train arriva su YouTube con Massimo Musumeci: tutti i lunedì alle ore 17:00
Lunedì 25 aprile è partita una nuova serie di video-approfondimenti live dedicati al tema della settimana di Bitcoin Train sul canale YouTube di Massimo Musumeci, fisico, ricercatore Bitcoin ed esperto di privacy e sicurezza informatica.
Appuntamento tutti i lunedì alle ore 17:00. La diretta di domani sarà dedicata naturalmente alla Repubblica Centrafricana. Di seguito il video della scorsa settimana sul Lightning Network.
Quando si parla di legal tender, ossia corso legale, significa che si è obbligati ad accettare una determinata valuta in cambio di beni servizi. L’euro, il dollaro, la sterlina sono valute a corso legale, non ci si può rifiutare di accettarle. Così è bitcoin, stando al testo della legge, in Repubblica Centrafricana.
Del wallet Chivo mi ha parlato Riccardo Giorgio Frega nell’intervista all’interno della fermata #18.
Non a caso la sigla CFA inizialmente stava per Colonie Francesi d’Africa, il significato è stato cambiato in seguito.
L’Unione economica e monetaria ovest-africana è composta da Benin, Burkina Faso, Costa d'Avorio, Guinea-Bissau, Mali, Niger, Senegal e Togo.
L’eco è ancora stampato, trasportato e assicurato dalla Banca di Francia, un servizio che alla Banca centrale degli Stati dell’Africa dell’Ovest costa circa 41 milioni di euro all’anno. Quindi il legame con Parigi, seppur più leggero, rimane anche per l’unione occidentale.
In El Salvador si utilizza il dollaro americano.