Fermata #29 - Proprietà privata monetaria
Bitcoin viene definito in modi diversi e offre casi d'uso differenti a seconda dei contesti, ma ha una caratteristica costante: è la miglior forma di proprietà privata attualmente esistente
Nessuno spende il denaro altrui con la stessa attenzione con cui spende il proprio. Nessuno usa le risorse di altri con la stessa attenzione con cui usa le proprie. Quindi, se volete efficienza ed efficacia, se volete che la conoscenza sia utilizzata correttamente, dovete farlo attraverso i mezzi della proprietà privata.
Milton Friedman, Premio Nobel per l'economia nel 1976, inquadrava così in un’intervista rilasciata nel gennaio del 2000 i fondamenti della proprietà privata. Le frequenti notizie relative al sequestro di beni mobili e immobili a oligarchi russi, ormai in atto in vari paesi, mi hanno spinto a voler evidenziare uno degli aspetti più importanti di Bitcoin: la tutela della proprietà privata.
Il fondamento della civiltà
Uno dei maggiori vettori di crescita economica e miglioramento degli standard di vita è il diritto alla proprietà privata: il concetto non si riferisce solamente a beni immobili come case o terreni ma a qualunque cosa sia frutto dell’ingegno dell’essere umano, quindi anche la proprietà intellettuale o la moneta stessa.
Come spiega Friedrich von Hayek - uno dei più illustri esponenti della scuola economica austriaca - in una società la conoscenza è distribuita tra tutti i suoi membri, non è concentrata nelle mani di un unico soggetto. Alice ha una specializzazione, Luca un’altra, Andrea e Federica altre ancora. Il miglior modo di riunire ed efficientare un capitale sociale sparso è tutelare la proprietà privata di ognuno proprio perché, aggiunge Friedman, nessuno spende le risorse altrui con la stessa attenzione con cui spende le proprie.
Gli effetti proprietà privata
La proprietà privata incentiva la produttività: le persone non sono spinte a lavorare se sanno che i frutti dei loro sforzi potrebbero essere sequestrati da un momento all’altro. Se c’è meno lavoro vengono meno anche i beni e i servizi a disposizione e, di conseguenza, gli standard di vita si abbassano. Non è un caso che nella storia recente la più significativa crescita in termini di benessere economico sia avvenuta dove la proprietà privata è maggiormente tutelata: nel blocco occidentale costituito da Nord America ed Europa.
In molte altre aree del mondo - la Cina è il più noto esempio - il controllo statale prevale sulla tutela della ricchezza dei cittadini, con grosse ripercussioni sulle libertà e sul benessere degli individui. Centralizzazione contro distribuzione dei beni: vi ricorda qualcosa?
Bitcoin: proprietà privata monetaria
Esistono quindi dei beni che incarnano meglio di altri l’essenza della proprietà privata? Sì, se mantengono il proprio valore e permettono di essere custoditi direttamente, eliminando i rischi di controparte.
Una casa, per esempio, può essere protetta autonomamente da aggressori esterni ma in caso di sequestro governativo - a meno che non si disponga di un esercito più forte di quello nazionale - anche questa può essere persa.
Per secoli il bene che più di tutti ha tutelato la proprietà privata è stato l’oro: una riserva di valore che è possibile custodire in completa autonomia. L’oro è però scomodo da trasportare e difficile da gestire quando si parla di quantità significative: per questo la responsabilità della custodia è spesso delegata alle banche. Di fronte alla decisione di un governo di confiscare l’oro dei cittadini, l’esecutivo può semplicemente bussare alle banche senza passare dai reali proprietari. Dare la responsabilità della custodia di un bene a un ente terzo significa, di fatto, consegnarli la proprietà di quel bene.
L’ordine esecutivo 6102
Sul suo profilo della P2P Foundation Satoshi Nakamoto ha scelto come data simbolica del suo compleanno il 5 aprile. Non è un caso.
Il 5 aprile del 1933 il presidente americano Franklin D. Roosvelt emetteva l’ordine esecutivo 6102 con il quale proibiva il possesso d’oro ai cittadini statunitensi. La ragione dietro all’approvazione di una misura così liberticida era che all’epoca vigeva ancora una forma di Gold Standard negli Usa, per cui la Fed1 non poteva stampare dollari in modo illimitato, ma aveva bisogno di una copertura in riserve auree per farlo. La tremenda crisi economica iniziata nel ‘29 non era ancora alle spalle e l’idea era quella che servisse emettere grandi quantità di moneta per far ripartire l’economia.
Si decise quindi di imporre ai cittadini di vendere il proprio oro alla Fed al prezzo fissato di 20,67 dollari l’oncia. Successivamente il cambio venne alzato a 35 dollari l’oncia. In breve, il governo statunitense obbligò la popolazione a vendergli l’oro con il 70% di sconto. Alcuni riuscirono a resistere all’esproprio coatto, altri obbedirono, altri ancora vennero condannati per non aver chinato il capo.
Il prelievo forzoso del governo Amato
Se i governi possono abusare del loro potere con l’oro, farlo con la moneta fiat è ancora più semplice. Per definizione la valuta fiat è un bene in comodato d’uso, non ci appartiene. Con l’eccezione dei classici contanti sotto al materasso, infatti, la grande maggioranza dei patrimoni in euro, dollari, sterline, yen ecc. è custodita dalle banche per conto dei propri clienti: può essere dunque manipolata, sequestrata o congelata con relativa facilità. Per trovare un esempio questa volta non c’è bisogno di andare oltreoceano, basta guardare in casa nostra.
Nel 1992 il governo Amato decise di imporre una patrimoniale del 6 per mille sui conti correnti degli italiani. Tramite decreto l’esecutivo raccolse 8 mila miliardi di lire estorcendoli ai cittadini per riuscire a coprire le spese della legge di Bilancio, che costò 30 mila miliardi di lire. Quasi un terzo della spesa pubblica fu finanziata con l’esproprio coatto di risparmi sui quali erano già stati applicati i dovuti prelievi fiscali e i cittadini non poterono far nulla.
Bitcoin: proprietà privata monetaria
Per le caratteristiche intrinseche della sua tecnologia, Bitcoin è lo strumento che ad oggi permette di proteggere i propri risparmi nel modo più autonomo possibile.
Come spiegato nella fermata #7, la stragrande maggioranza dei wallet Bitcoin sono oggi rappresentati da una sequenza di 12 o 24 parole conosciuta come mnemonic seed phrase2. Tutto ciò che serve per ripristinare il proprio wallet è la lista di parole e ognuno può scegliere liberamente come conservarla: scrivendola su un foglio, incidendola su lastre di metallo, nascondendone più copie in più posti o, nei casi più estremi, semplicemente memorizzandola. Il limite è la fantasia.
Naturalmente il discorso vale solo ed esclusivamente nel caso dei wallet non-custodial. Lasciare i bitcoin sugli exchange o su wallet che controllano le chiavi private degli utenti non è diverso dal depositare i soldi in banca: la fiducia che si pone nella terza parte è similare e attacchi hacker o governi ostili possono sottrarre i fondi senza il consenso dei proprietari. Per questo è di fondamentale importanza ritirare i bitcoin dagli exchange una volta acquistati o, meglio ancora, non utilizzare proprio gli exchange3 per comprarli.
Avere bitcoin significa custodire il valore del proprio lavoro in scarsità assoluta derivata dall’energia terrestre - perché il mining è questo, trasformazione di energia in denaro - ed essere in grado di controllarlo individualmente memorizzando una serie di parole. Non esistono ordini esecutivi o decreti governativi che possano espropriare la ricchezza degli individui senza il loro consenso se questa è detenuta in bitcoin.
L’alternativa è conservare i frutti dei propri sacrifici in una moneta che si svaluta costantemente - grazie alla cosiddetta “inflazione controllata” tanto amata dalle banche centrali - e darne il controllo a istituti terzi che possono essere violati o obbligati a cedere i nostri beni senza chiederci il permesso.
A voi la scelta.
Come acquistare Bitcoin?
Personalmente, quello che reputo come il servizio migliore è Relai. Per acquistare bitcoin risparmiando lo 0,5% in commissioni potete usare il codice “FEDERICO”.
Si tratta di un’applicazione sviluppata da un’azienda svizzera che applica una politica di KYC light: a differenza dei grandi exchange non richiede registrazioni o dati personali, tutto che serve per comprare è il proprio IBAN. E’ ottimale per impostare dei piani di accumulo.
Una delle migliori caratteristiche è il servizio non-custodial. Gli euro bonificati a Relai vengono convertiti automaticamente in bitcoin e trasferiti su un wallet di cui è l’utente ad avere il controllo. I grossi exchange, al contrario, non forniscono le chiavi private ai clienti. In più Relai non vende centinaia di inutili criptovalute, ma solo bitcoin.
NOTA - Questo NON è un messaggio pubblicitario. Relai è un servizio che utilizzo personalmente e che reputo tra i migliori sul mercato in termini di affidabilità, sicurezza e facilità d’uso. Lo consiglio spesso ad amici e parenti. Cosa ci guadagno? Quello che fanno guadagnare i referral code. In questo caso se acquistate con il codice “FEDERICO” risparmiate lo 0,5% sulle commissioni e io ricevo (in bitcoin) lo 0,5% dell’importo che avete deciso di investire.
Online su YouTube il secondo video con Massimo Musumeci
Di seguito la seconda puntata della nuova serie di video-approfondimenti live dedicati al tema della settimana di Bitcoin Train sul canale YouTube di Massimo Musumeci, fisico, ricercatore Bitcoin ed esperto di privacy e sicurezza informatica.
Appuntamento tutti i lunedì alle ore 17:00.
Fed: Banca centrale statunitense.
Relai, che consiglio solitamente, non è un exchange. E’ un servizio che consegna i bitcoin acquistati direttamente su un wallet non-custodial. Per una privacy ancora superiore consiglio il Bitcoin Voucher Bot sviluppato, tra gli altri, da Massimo Musumeci o le piattaforme peer-to-peer Bisq e Hodl Hodl.