Fermata #56 - Il progresso del Lugano Plan B
A nove mesi dall'annuncio del "Piano B" la città di Lugano ha ospitato la sua prima conferenza internazionale su Bitcoin. Com'è andata e qual è lo sviluppo del progetto d'adozione?
La Svizzera, si sa, è un Paese molto più avanzato rispetto al nostro in termini di adozione di Bitcoin. In alcune aree è già possibile pagare le tasse, comprare biglietti per il trasporto pubblico e privato ed eseguire attività quotidiane pagando direttamente in satoshi.
Aree come quella di Zugo sono note per avere politiche fiscali estremamente attraenti per le aziende del settore cripto e ospitano la sede legale di diverse attività. Il 3 marzo scorso la città di Lugano ha deciso di unirsi prepotentemente alla competizione per attrarre questo nuovo mondo annunciando il Plan B. Approfondito con dovizia di particolari nella fermata #21, il progetto prevedeva inizialmente l’istituzione di un hub per le aziende del settore, la creazione di corsi di specializzazione dedicati, la diffusione dei pagamenti in criptovaluta in città e l’organizzazione di una conferenza di respiro internazionale. Quest’ultima, il Plan B Forum, si è svolta il 28 e il 29 ottobre scorsi. Com’è andata? E soprattutto, a che punto è l’intero progetto del piano B di Lugano?
Plan B Forum: che conferenza è stata?
Dopo la Baltic Honeybadger di Riga e la Bitcoin Amsterdam, il Plan B Forum di Lugano è la terza conferenza internazionale alla quale ho partecipato. Dal punto di vista della natura di speech e panel può essere molto più facilmente accostata a quella olandese rispetto a quella lettone: da una parte notizie e nozioni in gran parte basilari, con aree specifiche dedicate agli approfondimenti più tecnici, dall’altra gran parte dell’evento dedicato a interventi per esperti.
Inclusività
Lugano si è differenziata però da Amsterdam per un aspetto in particolare: l’inclusività. L’amministrazione locale ha organizzato, insieme al Bitcoin Italia Podcast, il palco 21, uno spazio esterno gratuito dedicato espressamente a curiosi e nuovi arrivati1. Nei pressi dell’ingresso della conferenza c’era poi un food truck che vendeva tranci di pizza senza accettare franchi ma solamente bitcoin Lightning Network, USDt (la più diffusa stablecoin legata al dollaro) e LVGA, la stablecoin locale. Chi non aveva mai provato bitcoin ha ricevuto l’assistenza di Laura Nori per scaricare un wallet (Blue Wallet), ricevere in satoshi l’equivalente di 5 franchi messi a disposizione dal Comune e pagare il trancio di pizza. In due giorni sono stati scaricati circa 300 nuovi wallet per un totale di 30 milioni di satoshi. In questo il coinvolgimento della cittadinanza ha funzionato molto meglio rispetto ad Amsterdam, dove nessuna attività gratuita esterna è stata organizzata e in cui la conferenza è stata molto poco pubblicizzata.
Nel complesso sono state effettuate transazioni per un controvalore di oltre 20mila franchi: oltre mille pagamenti in bitcoin, 200 in lvga e 130 in USDT.
Altcoin
Diversamente dell’evento olandese Lugano non era libero da altcoin. Se Bitcoin Magazine non aveva consentito talk che riguardassero altcoin, al Plan B Forum ha parlato Polygon, uno dei finanziatori del progetto ticinese insieme a Tether. In più, la programmazione ha fatto sì che il panel di Polygon si sia svolto in un palco principale semi vuoto, in contemporanea con lo speech di Nick Szabo in uno spazio molto più ristretto. Szabo è una figura molto importante per la storia di Bitcoin: è stato un cypherpunk, ha scritto Shelling Out. Raramente si concede a eventi pubblici: non era a Riga, non era ad Amsterdam e, non senza sorpresa, era presente a Lugano. Il suo intervento ha evidentemente attratto più spettatori rispetto al panel di Polygon, ma molti non hanno potuto assistervi per le dimensioni ridotte della stanza.
Organizzazione e notizie
Sulle dimensioni dell’evento Lugano non ha avuto nulla da invidiare ad Amsterdam e Bitcoin Magazine. La conferenza è stata organizzata in grande stile, persino con uno spettacolo di droni a chiudere la due giorni.
Le notizie, com’è comprensibile che sia quando le conferenze sono tutte ravvicinate, non sono abbondate. Sono però da notare un paio di fatti:
La città di Lugano ed El Salvador hanno annunciato una collaborazione reciproca firmando un memorandum d’intesa. L'ambasciatrice statunitense di El Salvador Milena Mayorga, con la presenza del sindaco di Lugano Michele Foletti, ha dichiarato che il suo Paese costituirà un "ufficio Bitcoin" e nominerà un console onorario per promuovere la conoscenza della materia nel territorio.
Dopo rumors e annunci a metà dati alla Bitcoin Conference di Miami, anche Lugano è stato il teatro di speranze per i fan dell’adozione nazionale. Sul palco è salita la senatrice messicana Indira Kempis che ha detto di stare “iniziando il processo di adozione di Bitcoin”. Ha aggiunto di non volere una CBDC: “Non vogliamo adottare il sistema economico tradizionale; vogliamo cambiare il sistema economico e Bitcoin è la risposta”. La dura realtà è che la banca centrale messicana è fortemente contrapposta - com’è logico che sia - all’adozione di Bitcoin, e che prevede di introdurre la propria CBDC nel 2024. A questo si è aggiunto l'ex deputato e probabile candidato alla presidenza del Guatemala Zury Rios che, pur non facendo alcuna promessa politica, ha espresso il suo sostegno all'idea che il Paese abbracci Bitcoin.
Il progresso del Plan B
Per capire come si sta sviluppando il progetto originale annunciato a marzo ho parlato con il segretario comunale di Lugano, Robert Bregy.
Pagamenti retail: le attività che accettano bitcoin, USDt e LVGA in città “sono circa una cinquantina”, spiega Bregy. “Abbiamo poi una base di 300 merchant che utilizzano il LVGA e sono convinto che saranno tutti interessati a dotarsi del POS per abbracciare anche bitcoin lightning e USDt”. Il POS può essere richiesto gratuitamente ed è prodotto da Go Crypto, società che gestisce i fondi, li converte in franchi svizzeri e li bonifica ai commercianti, qualora questi non vogliano tenere le criptovalute. Il back-end è in mano a Bitfinex.
Tasse e servizi comunali: a breve l’amministrazione dovrebbe iniziare ad accettare pagamenti in bitcoin per tasse e servizi pubblici. Durante la conferenza è stata annunciata una partneship con l’azienda Utrust che ha fornito l’infrastruttura tecnologica, già in fase di test.
Educazione: dal 3 al 16 luglio Lugano ha ospitato la Plan B Summer School, con 70 ore di formazione “per 100 studenti da 30 nazioni differenti”, racconta Bregy. “L’iniziativa - aggiunge - ha stimolato il mondo accademico. Le tre università di Lugano hanno siglato, il 26 ottobre, un accordo di collaborazione con la città nell’ambito del progetto Plan B per integrare Bitcoin e blockchain in attività didattiche e divulgative”. I dettagli, come la tipologia e il numero di corsi in programma, non sono ancora noti.
Imprese: a marzo era stata annunciata l’istituzione di un fondo da 100 milioni di franchi per la creazione di un hub e per incentivare aziende e startup del settore a spostarsi a Lugano. “Il luogo fisico dell’hub è già stato individuato - dice Bregy - e lo apriremo all’inizio del prossimo anno. Dobbiamo ancora definire le condizioni e le regole che daranno accesso ai finanziamenti alle aziende. L’idea è quella di costituire la ‘Fondazione Plan B’ che si occuperà di questi aspetti”. Nel piano, com’è noto, non sono previste aziende unicamente Bitcoin-only: Polygon - la cui infrastruttura tecnologica è stata scelta per supportare le transazioni in USDt - parteciperà al finanziamento del progetto.
Quindi, in sostanza, perché un appassionato o un’impresa dovrebbero trasferirsi a Lugano e non, per esempio, a Zugo?
“Zugo è molto attraente dal punto di vista fiscale, più di Lugano, bisogna riconoscerlo. Questo però è un vantaggio che può essere anche uno svantaggio: a Zugo oggi ci sono tante buche delle lettere, domicili fiscali di aziende che non si trovano sul posto. E’ l’ultima cosa che noi vogliamo: a Lugano vogliamo una città viva. Quello che il Plan B vuole fare è creare un ecosistema a tutto tondo e avere persone e aziende che si trasferiscano e vivano a Lugano”.
Quale signing device scegliere?
Qual è il miglior signing device - più conosciuto come hardware wallet - per conservare i propri satoshi a lungo termine?
Per non delegare la responsabilità della custodia a terze parti, come gli exchange, è necessario proteggere autonomamente le proprie chiavi private e il modo più sicuro per farlo è offline. Per questo sono nati i signing device: dispositivi privi di connessione Internet studiati appositamente per proteggere le chiavi private.
A mio avviso, tra sicurezza e semplicità d’utilizzo, il migliore sul mercato è BitBox02, prodotto da Shift Crypto. Il codice sorgente è completamente open-source e, a differenza degli altri principali signing device sul mercato, BitBox02 consente il backup e il ripristino della seed-phrase anche tramite una micro-SD. E’ disponibile sia nella versione Multi Coin che in quella Bitcoin-only (naturalmente io consiglio quest’ultima).
Potete provarlo acquistandolo da questo link. Per ulteriori informazioni potete rispondere a questa e-mail oppure scrivermi tramite i miei contatti.
Questo NON è un messaggio pubblicitario. BitBox02 è un prodotto che ho testato personalmente. Provatelo e fatemi sapere come vi trovate!