Nel 2014 l’autore del best-seller Il Cigno Nero Nassim Nicholas Taleb definiva Bitcoin antifragile. Per Taleb l’antifragilità andava oltre la resilienza che permetteva di resistere agli shock e agli attacchi: l’antifragilità consentiva di migliorare di fronte alle offensive ostili.
Bitcoin, intesa come tecnologia, in passato ha più volte dimostrato nei fatti la sua antifragilità. Uno dei casi più recenti è stato quello dei multipli ban cinesi, culminati con lo stop all’attività del mining deliberato da Pechino ad aprile 2021. All’epoca gran parte della potenza computazionale del network arrivava dalle innumerevoli mining farm sparse nel territorio cinese e l’attacco del regime aveva fatto temere molti per le sorti di Bitcoin. Il risultato, in realtà facilmente prevedibile, fu benefico per il mining.
Gran parte dei miner presenti in Cina decise di spostare la propria attività - le destinazioni preferite furono Stati Uniti e Kazakhstan - e il mining di Bitcoin, dopo un iniziale calo dell’hash rate, si riprese completamente guadagnandone in decentralizzazione.
Negli ultimi giorni Bitcoin ha dato una nuova dimostrazione di antifragilità. Questa volta non a livello tecnologico ma a livello di comunità.
Il teschio di Satoshi
Un anno fa la divisione statunitense di Greenpeace lanciava la campagna di marketing Change The Code dopo aver ricevuto un finanziamento di $5 milioni da parte del co-fondatore di Ripple Chris Larsen. Nella fermata #24 avevo analizzato nel dettaglio l’intera vicenda. Il buco nell’acqua dell’iniziativa non ha però scoraggiato gli autori, che negli ultimi giorni hanno deciso di rilanciare.
Lo scorso 23 marzo è stata annunciata l’ultimazione di The Skull of Satoshi - Il Teschio di Satoshi - un’opera d’arte commissionata all’artista canadese Benjamin Von Wong.