Fermata #103 - Stampa & Bitcoin: arrivano gli alfieri dell'euro digitale
L'Huffington Post si lancia in un endorsement aperto all'euro digitale che verrà. Sicuro, inclusivo, quasi privo di rischi. La stampa prepara il tappeto rosso a Francoforte
Si sono conclusi da pochi giorni i test della Banca centrale europea sull’euro digitale. Tra luglio 2022 e febbraio 2023, Francoforte ha condotto esperimenti sull’esperienza di pagamento con l’euro digitale in vari contesti. Il report pubblicato dall’Eurotower lo scorso 26 maggio spiega come siano state testate cinque diverse interfacce utente - sviluppate da fornitori esterni1, tra cui Amazon e l’italiana Nexi - basate su un sistema di back-end proprietario della Bce. Il risultato dei test non sorprende: per Francoforte l’euro digitale si può integrare nei sistemi di pagamento esistenti. Dunque, avanti tutta.
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A supportare la cavalcata della CBDC2 nostrana verso gli smartphone di tutti i cittadini ci sono anche i giornalisti. L’ultimo articolo in ordine di tempo a celebrare il futuro euro digitale - che secondo il membro del board della Bce Fabio Panetta non vedrà la luce prima del 2026 - è l’Huffington Post.
Per l’Huffington Post tanti pregi e pochi difetti
Per poter considerare gli effetti negativi dovuti all’introduzione di una moneta digitale di banca centrale serve cercare prodotti informativi di nicchia o di settore. Lo scorso febbraio ne avevo parlato come ospite del podcast di Francesco Carbone, Il Truffone, nella puntata 218: Capire l’essenziale sulle CBDC in 45 minuti. Affidandosi ai giornali, invece, è molto più semplice imbattersi in articoli che mettano in luce gli apparenti benefici del futuro euro digitale. L’Huffington Post non fa eccezione.
L’articolo, pubblicato lo scorso 5 giugno e firmato dal co-direttore della testata Gianni Del Vecchio, è chiaro fin dal titolo: per i cittadini l’euro digitale “è cosa buona, due volte”.
I motivi evidenziati tra le righe sarebbero due: l’inclusione finanziaria e la prevenzione dei default bancari. Analizziamoli.
Pagamenti digitali per tutti
Anche chi non ha un conto in un istituto di credito potrà tranquillamente comprare online o nei negozi fisici beni e servizi. E lo potrà fare in maniera sicura e nel pieno rispetto della privacy, tramite un portafoglio digitale messo a disposizione dalla banca centrale.
Non tutti gli italiani hanno un conto in banca, questo è un dato di fatto. La diffusione della CBDC, quindi, aprirebbe il mondo dei pagamenti digitali a una fetta di popolazione che finora ne è sempre stata esclusa. Il fatto che già oggi esistano modi per acquistare beni e servizi in tante attività in bitcoin3 - tanto da poter pensare di vivere pagando esclusivamente in bitcoin4 - non viene segnalato. Ma senza pretendere che venga citata una tecnologia che da 14 anni consente pagamenti digitali in tutto il mondo, vale la pena soffermarsi sulla seconda parte: chi userà l’euro digitale potrà farlo “in maniera sicura e nel pieno rispetto della privacy”.
Come fa il giornalista a essere certo che la privacy verrà tutelata e che i dati degli utenti saranno al riparo dagli attacchi hacker? La risposta può essere solamente una: si fida.
Il fatto che la tecnologia sarà proprietaria e che non sia ancora stata presa una decisione sulla natura del codice (sarà open-source o closed-source?) non fa sorgere dubbio alcuno. Non ci sarà alcun rischio di imitazione del modello cinese, in cui lo yuan digitale si è già perfettamente integrato nel sistema di credito sociale, completando il disegno totalitario del regime. La censura delle transazioni - già frequente in ambito bancario - non sarà affatto un problema. La gestione dei dati personali e finanziari di tutti gli utenti europei in mano alla sola banca centrale, in egual modo, non costituirà alcun rischio per la privacy: i sistemi saranno sicurissimi.
Mi piacerebbe poter dormire sonni tranquilli come il co-direttore Del Vecchio, ma mi riesce difficile. In un mondo - anche quello delle avanzate democrazie occidentali - in cui il dissenso viene represso in prima istanza tramite lo strumento della censura finanziaria, fidarsi delle istituzioni finanziarie è da ingenui. Basti pensare a casi come la protesta dei camionisti canadesi durante il periodo Covid-19, la chiusura dei conti svizzeri all’artista e dissidente politico cinese Ai Weiwei, la ben più nota chiusura dei conti su cui raccoglieva donazioni Julian Assange, per citarne alcuni. E’ ancor più ingenuo fidarsi ciecamente del monopolista delle istituzioni finanziare, la stessa banca centrale.
Davvero crediamo che, quando richiesto dalle autorità, la Bce non fornirà accesso ai dati degli utenti, non bloccherà i loro conti, non collaborerà in alcun modo?
Ancora una volta il punto chiave sta nella fiducia. Fiducia nelle istituzioni e nella banca centrale. L’Huffington Post sembra non avere dubbi, c’è da fidarsi. Fortunatamente, cari lettori, Bitcoin insegna che esiste un’alternativa che rimuove il concetto stesso di fiducia dal sistema finanziario e dà la possibilità di gestire autonomamente i propri risparmi, senza doversi affidare ad autorità e burocrati.
Banche più responsabili?
Una critica mossa all’euro digitale è anche quella legata alla stabilità di un già poco stabile sistema bancario. Il ragionamento è semplice ed è perfettamente sensato.
Facendo riserva frazionaria - detenendo quindi solo una piccola quantità di denaro rispetto a quella depositata dai propri clienti - le banche hanno bisogno di liquidità. Più liquidità significa più prestiti, che significano più interessi, che significano più profitti, che significano più bonus per i dirigenti. Se le banche saltano per l’eccessivo azzardo nel prestare soldi che non hanno, arriva la banca centrale o lo Stato di riferimento a salvare la baracca con i soldi dei contribuenti. Il recente caso SVB, spiegato nella fermata #84, è emblematico.
Con l’introduzione dell’euro digitale tanti risparmiatori potrebbero decidere di spostare parte della liquidità detenuta sui conti correnti bancari verso i wallet della Bce, alla velocità di un click. Questo porterebbe a una restrizione della liquidità a disposizione delle banche e, di conseguenza, a possibili rischi di default.
Nell’articolo si dà conto del pericolo: “Si finirebbe per favorire la corsa agli sportelli e, quindi, accelerare il fallimento di una banca in difficoltà”, si legge. Ma il bicchiere, scrive l’autore, va visto mezzo pieno. Sapendo che i clienti possono spostare la liquidità altrove, le banche potrebbero essere “molto più attente nel gestire i rischi della propria attività”, evitando “quei comportamenti di azzardo morale che ultimamente hanno portato a grandi crisi bancarie”.
Pare di capire che, secondo l’autore, la difficoltà di spostamento dei fondi sarebbe la causa principale dell’azzardo morale così diffuso nel settore bancario.
Non è forse il costante salvataggio da parte di Stati e banche centrali che distorce gli incentivi? Non è forse consapevolezza diffusa che prendendo un rischio eccessivo, se le cose vanno bene i profitti sono più alti e se le cose vanno male c’è sempre il salvataggio bancario? Le bandiere del “rischio sistemico” e del “contagio” da sempre giustificano l’estorsione nei confronti dei cittadini per mettere pezze al gioco d’azzardo istituzionalizzato: davvero qualcuno crede che questo non avverrà in epoca di euro digitale?
Online su YouTube la live di lunedì scorso con Massimo Musumeci
E’ online il nuovo video-approfondimento dedicato al tema della settimana di Bitcoin Train sul canale YouTube di Massimo Musumeci, fisico, ricercatore Bitcoin ed esperto di privacy e sicurezza informatica.
Questo lunedì si è parlato di cosa ci avrebbe aspettato alla più grande conferenza europea, BTCPrague. Nella fermata di sabato prossimo il resoconto dell’evento. Appuntamento con la prossima live a lunedì 12 giugno!
I fornitori sono: CaixaBank, Worldline, EPI, Nexi, Amazon;
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