Fermata #2 - Siamo tutti Satoshi Nakamoto
A Budapest è stata eretta la prima statua dedicata al creatore di Bitcoin. Un busto senza volto, perché Nakamoto è sconosciuto. Come mai ha scelto l'anonimato?
Giovedì 16 settembre a Budapest è stata inaugurata la prima statua al mondo dedicata al creatore di Bitcoin, Satoshi Nakamoto1. Il volto in bronzo è anonimo - così come lo è chi ha introdotto la criptovaluta - ed è lucido, di modo che i visitatori vi scorgano la propria immagine riflessa. Il significato è semplice: Bitcoin è di tutti, chiunque può dare il proprio contributo e non esiste un padre o un padrone.
Dopo aver avviato Bitcoin il 3 gennaio 2009, Satoshi ha continuato a contribuire al progetto per oltre due anni, insieme alla sempre crescente comunità di sviluppatori che se ne interessava. Ma nel 2011 ha fatto perdere le proprie tracce: ha smesso di scrivere su Bitcointalk - il forum in cui discuteva con gli altri sviluppatori (qui è possibile leggere i suoi post) - ed è sparito.
Con l’aumentare della popolarità della criptovaluta si è scatenata quindi la caccia all’uomo, ma tra ricerche, ipotesi e clamorosi buchi nell’acqua l’identità di Satoshi non è mai stata scoperta. Uno dei casi più eclatanti resta la pubblicazione nel 2014 di The face behind Bitcoin, reportage in cui Newsweek sosteneva che l’uomo dietro alla criptovaluta fosse Dorian Nakamoto (in foto), ingegnere americano di origini giapponesi. La vita di Dorian Nakamoto venne stravolta, la sua casa di Temple City, nei sobborghi di Los Angeles, invasa dai giornalisti. Divenuto una celebrità nel giro di pochi giorni, si rivelò alla fine l’uomo sbagliato.
Lo scorso anno è stata pubblicata anche un’indagine che ha provato a ipotizzare - analizzando soprattutto gli orari d’attività e i vari fusi mondiali - il luogo in cui Satoshi ha lavorato fino al 2011: Londra. Tuttavia anche su questa informazione non c’è una certezza assoluta: chiunque abbia creato Bitcoin ha preso sufficienti contromisure per proteggere la propria privacy.
Il punto è: perché lo ha fatto?
Una ragione appare chiara ed è la protezione del patrimonio: si stima che Satoshi Nakamoto detenga tuttora un milione di bitcoin, che a oggi equivalgono a circa 41 miliardi di dollari (mai convertiti). Tuttavia ci sono altri motivi.
Nakamoto ha capito che per avere successo Bitcoin non può avere un leader: non può esserci un singolo punto di vulnerabilità. Cosa significa?
Più è distribuito, meno è vulnerabile
Se la tecnologia Bitcoin è strutturalmente inviolabile, non si può dire la stessa cosa degli attori di mercato che ci hanno costruito sopra il proprio business. Ad esempio mining farm ed exchange centralizzati, essendo aziende vere e proprie, possono essere soggetti a restrizioni e divieti a seconda del comportamento dei regolatori. In breve: si può disincentivare l’utilizzo di Bitcoin, ma più si amplifica l’ecosistema di servizi costruiti intorno alla tecnologia, più è complesso fermarne l’espansione.
Sono vari gli ambiti in cui la decentralizzazione contribuisce in modo determinante alla resilienza del sistema Bitcoin.
Mining - Se, com’è accaduto solo pochi mesi fa con la Cina, un paese vieta ai miner di operare sul proprio territorio, ci pensano i miner del resto del mondo a mantenere operativo il network. Non è possibile spegnere il mining anche bandendolo in vastissime aree.
Transazioni - La Cina il 23 settembre ha ribadito come tutte le transazioni in criptovaluta siano ritenute illegali. Fortunatamente i server dei software che forniscono wallet sono sparsi per il mondo e basta una VPN per utilizzarli. Ma per partecipare davvero al network l’ideale è scaricare e utilizzare un full-node2. Così facendo è possibile gestire autonomamente il proprio wallet, inviare e ricevere transazioni. E con una connessione Tor e una VPN si evita anche il rischio di essere tracciati dall’autorità.
Compravendita - Se un exchange viene compromesso (hackerato o bandito, cosa già successa e che con ogni probabilità succederà di nuovo), ce ne sono molti altri disponibili. Nell’apocalittica ipotesi in cui tutti gli exchange centralizzati dovessero essere messi fuori uso o fuorilegge, ci si potrebbe scambiare bitcoin incontrandosi di persona o affidandosi a un exchange peer-to-peer (Local Bitcoin e Paxful sono tra i più utilizzati).
Influenza sul mercato - Le dichiarazioni di un leader di riferimento, anche se privo di poteri gestionali, avrebbero effetti tumultuosi sul prezzo dell’asset. Basti pensare a quanto accaduto solo pochi mesi fa con Elon Musk, ai cui tweet - pur non essendo lui l’inventore di Bitcoin (anche se il 56% degli australiani lo pensa) - sono corrisposti rialzi e ribassi di decine di punti percentuali. Se a parlare fosse il creatore della tecnologia le conseguenze potrebbero essere ancor più marcate. Una così forte correlazione tra andamento di mercato e dichiarazioni è tipica della finanza tradizionale, che viene mossa dalle decisioni delle banche centrali.
Influenza sugli utenti - Se Satoshi fosse conosciuto potrebbe essere utilizzato per manipolare la gestione del network. Un soggetto malintenzionato che per interessi personali volesse apportare delle modifiche al codice di Bitcoin potrebbe provare a veicolare i consensi della comunità utilizzando Satoshi per sfruttarne l’autorevolezza.
Gestione della rete - Se uno Stato volesse chiudere la Bitcoin s.p.a., potrebbe minacciare azioni legali scrivendo a… nessuno. Perché non esiste alcuna società dietro al network e non c’è un singolo soggetto in grado di modificarne la struttura, che è controllata dall’intera comunità.
Il caso E-Gold: in questo senso è utile ricordare il caso di E-Gold, un sistema di pagamento digitale creato nel 1996 da un oncologo americano, Douglas Jackson, e da un avvocato, Barry Downey. L'idea era semplice: sviluppare un sistema che permettesse alle persone di pagarsi reciprocamente con l'oro facilitando il trasferimento del metallo fisico tramite Internet. La tecnologia rendeva possibili transazioni senza confini in più di 100 paesi, migliorando di gran lunga l’efficienza delle valute nazionali (anche conosciute come valute fiat). Nel 2004 E-Gold contava due milioni di utenti e nel 2006 raggiungeva i tre miliardi di transazioni annue.
Peccato che, nel suo piccolo, questa innovazione minasse l’autorevolezza del monopolio statale sulla moneta e quindi venne accusata di riciclaggio, cospirazione e di trasmissione di denaro senza licenza. Il progetto si arenò e i suoi ideatori vennero condannati (senza però andare mai in carcere).
Bitcoin è stato per anni accusato di essere uno strumento utile solamente per il riciclaggio. Ma nessuno ha potuto mai chiuderlo.
Cosa sappiamo di Satoshi Nakamoto
Che non è Craig Wright
Nel corso degli anni non sono stati pochi i tentativi di spacciarsi per l’inventore di Bitcoin. Craig Wright ne è l’esempio più popolare. Ricercatore e manager australiano, per anni ha pubblicamente sostenuto di essere Satoshi Nakamoto, ma non è mai riuscito a provarlo. Per dimostrarlo basterebbe fare una transazione da uno degli indirizzi riconducibili a Satoshi. L’operazione proverebbe il possesso di una chiave privata (una sorta di password necessaria per muovere i fondi) che solo Satoshi - ed eventualmente persone a lui vicine - può avere (qui una guida per comprendere il funzionamento di chiavi pubbliche e chiavi private).
Conosciamo il suo compleanno. Anzi no.
Il 5 aprile 1975 è la data di nascita che Satoshi Nakamoto ha inserito nel suo profilo della P2P Foundation. Ma è puramente simbolica. Il 5 aprile 1933 il governo degli Stati Uniti, con l’ordine esecutivo 6102, ha vietato ai cittadini di possedere ogni tipo di bene in oro. Nel 1975 il provvedimento è stato cancellato. Satoshi ha scelto l’unione tra le due date come simbolo del carattere liberale di Bitcoin, creato per resistere alla censura e al controllo delle istituzioni.
Che è stato candidato al Nobel per l’Economia
Bhagwan Chowdhry, professore di Finanza alla UCLA (University of California Los Angeles), nel 2016 ha nominato Satoshi Nakamoto per il Premio Nobel all’Economia. In un articolo pubblicato allora sull’Huffington Post ha scritto:
Il contributo di Satoshi Nakamoto non solo cambierà il modo in cui pensiamo al denaro, ma probabilmente capovolgerà il ruolo delle banche centrali nella conduzione della politica monetaria, distruggerà i servizi di trasferimento di denaro ad alto costo come Western Union, eliminerà la tassa sulle transazioni del 2-4% imposta da intermediari come Visa, MasterCard e Paypal, eliminerà i lunghi e costosi servizi notarili e di deposito a garanzia e trasformerà completamente il panorama dei contratti legali.
Non è un caso, dunque, che a inizio settembre El Salvador abbia reso bitcoin valuta a corso legale anche per eliminare le commissioni sulle rimesse dei propri cittadini emigrati all’estero. La previsione di Chowdhry inizia ad avverarsi?
Ancora oggi non si sa se dietro allo pseudonimo Satoshi Nakamoto si nasconda un uomo, una donna o un gruppo di persone.
Un full-node è un software che convalida transazioni e blocchi. Utilizzare un “nodo” - entrare quindi come parte attiva nella rete Bitcoin - può apparire molto complesso per chi è poco avvezzo alle nuove tecnologie. Una cosa da nerd, insomma. In realtà è estremamente importante e piuttosto semplice. L’ideale di chi ha sviluppato Bitcoin è che tutti i suoi utenti ne scarichino il programma per poter gestire il proprio denaro e verificare la correttezza delle transazioni del resto della rete, liberandosi dalla necessità di un intermediario. Al tema, prometto, verrà dedicata una #fermata a parte.