Fermata #52 - Silk Road e il destino di Bitcoin
La storia di Ross Ulbricht, incarcerato 9 anni fa per aver costruito Silk Road, traccia la strada per il futuro di Bitcoin: il contrasto ai soprusi dei governi.
Ho attraversato molte fasi durante la mia prigionia: disperazione, paura, senso di colpa, accettazione, noia, tutto questo mentre Bitcoin continua ad andare avanti. Oggi mi ispiro a Bitcoin. Continuerò ad andare avanti, giorno dopo giorno, facendo sempre il passo successivo. Continuerò ad aggiungere il prossimo blocco. O riconquisterò la libertà o, alla fine della mia vita, potrò guardare indietro e dire: "Almeno ci ho provato".
L’uomo che ha scritto queste parole è nato ad Austin, Texas, nel 1984. Si è laureato in fisica e ha ottenuto un master in scienza dei materiali in Pennsylvania. Fin da ragazzo la sua volontà era quella di diventare un imprenditore e fondare una grande azienda in pieno stile Silicon Valley. Un obiettivo condito però da una posizione politica non molto diffusa alle porte di San Francisco, quella libertaria.
Durante gli studi si è appassionato all’economia austriaca, ai lavori di Ludwig von Mises e Murray Rothbard. Ha iniziato a vedere le tasse come una forma di sostegno al monopolio della violenza detenuto dal governo e voleva quindi costruire uno strumento che potesse sfuggirne al controllo. Voleva sperimentare, in altri termini, il libero mercato.
L’estratto citato proviene da una lettera di Ross Ulbricht scritta recentemente dal carcere di massima sicurezza di Tucson, Arizona. Nove anni fa Ulbricht ha interrotto la sua vita da uomo libero e ad oggi non è previsto che potrà mai più riprenderla.
La condanna di Ross Ulbricht
Febbraio 2015: dopo essere stato arrestato dall’Fbi un anno e mezzo prima mentre si trovava nella biblioteca pubblica di San Francisco, Ulbricht viene dichiarato colpevole dei seguenti capi d’accusa:
spaccio di stupefacenti; spaccio di stupefacenti via Internet; associazione a delinquere finalizzata allo spaccio di stupefacenti; associazione a delinquere finalizzata alla pirateria informatica; associazione a delinquere finalizzata al traffico di documenti d’identità falsi; associazione a delinquere finalizzata al riciclaggio di denaro.
La condanna è drammatica: 2 ergastoli più ulteriori 40 anni, senza possibilità di libertà vigilata.
La storia di come un giovane fisico sia arrivato a soli 29 anni a essere portato dietro le sbarre per il resto della sua vita è legata a doppio filo a Bitcoin: da un lato Ross Ulbricht - conosciuto online con lo pseudonimo di Dread Pirate Roberts - è un noto early-adopter, ha scoperto quindi la tecnologia nei primissimi anni; dall’altro l’uso che ne ha fatto per costruire il suo prodotto offre una chiara idea di quale potrà essere il futuro di Bitcoin in gran parte del mondo.
Questa è la storia di Silk Road.
Silk Road
Nel 2011, a soli due anni dalla nascita del protocollo Bitcoin, Ross Ulbricht aveva già imparato a conoscerlo e a utilizzarlo. Dal paper analizzato nella fermata #34 emerge come Dread Pirate Roberts fosse uno dei principali miner nel periodo 2010-2011. Le sue convinzioni libertarie e la volontà di creare un ambiente in cui il commercio fosse scevro dalle influenze dei regolatori non potevano che portare alla scelta di bitcoin come moneta da utilizzare. Aggiungendo alla ricetta il protocollo Tor, tecnologia in grado di crittografare molto efficacemente la navigazione, Ulbricht nel 2011 lanciava il marketplace Silk Road: una sorta di Amazon protetta da occhi indiscreti, in cui navigare e pagare con strumenti che non rivelano identità e posizione di compratori e venditori. Dalla pagina LinkedIn di Ross Ulbricht, rimasta invariata nello scorso decennio, si legge:
Il modo migliore per cambiare un governo è quello di cambiare le menti dei governati. A tal fine, sto creando una simulazione economica per dare alle persone un'esperienza diretta di come sarebbe vivere in un mondo senza l'uso sistematico della forza.
Silk Road veniva definita dal suo stesso creatore come una simulazione economica. Come potrebbe funzionare l’economia senza la manipolazione del regolatore? In poco tempo l’invenzione di Ulbricht si trasformò nel primo esempio in larga scala di libero scambio che sfruttava la tecnologia introdotta da Satoshi Nakamoto per le transazioni. Quando venne chiusa, nel 2013, aveva generato l’equivalente di 213.9 milioni di dollari in vendite e 13.2 milioni di dollari in commissioni per il suo fondatore.
L’oasi libertaria in un contesto illiberale
Con il senno di poi, tuttavia, l’evidenza è che un esperimento di questo tipo non potesse dare una chiara idea di cosa comportasse il libero scambio nella sua accezione più profonda.
Quando al centro di una città il cui commercio è regolato dalle autorità viene costruita una piazza al cui interno è possibile scambiare beni e servizi senza alcuna limitazione, è naturale che la piazza diventi un centro di compravendita di quelle merci che sono invece bandite nel resto della città.
Silk Road divenne esattamente questo: un luogo libero dalle intromissioni dei regolatori al cui interno veniva scambiato ciò che era proibito nei mercati tradizionali. L’idea di Dread Pirate Roberts - basata sul principio libertario di non-aggressione - era che le persone avessero il diritto di comprare e vendere qualunque cosa volessero purché non facessero del male a nessun altro. Per questo in Silk Road c’erano delle restrizioni, seppur minime: niente oggetti rubati, pornografia infantile, contraffazioni e tutto ciò che potesse essere utilizzato per danneggiare o truffare gli altri.
Non ci volle molto perché il sito, spinto dal suo successo economico, venisse etichettato dai mass media come l’Amazon della droga. Sebbene sia difficile ottenere dati affidabili su quali fossero effettivamente i beni venduti su Silk Road e in quale quantità - per il fatto che il sito girava su rete onion sfruttando Tor - un paio di fonti rendono l’idea.
Da uno studio condotto dalla Carnegie Mellon University quando Silk Road era ancora online si legge quanto segue:
“La marijuana è l'articolo più popolare”;
“Le quantità vendute sono in genere piuttosto piccole (pochi grammi di marijuana)”;
“Silk Road sembra avere più un inventario di ‘droghe leggere’ (erba, cannabis, hashish) che di ‘droghe pesanti’ (oppiacei).
Alcune testimonianze di chi ai tempi usufruiva del servizio confermano i dati della ricerca. Sul sito freeross.org compare poi uno screenshot risalente al 2013 che mostra quanti fossero i prodotti listati su Silk Road per tipologia di merce.
I libri offrivano la scelta più ampia con 1332 prodotti. Sempre secondo le testimonianze la marijuana - pur mantenendo il più alto volume di scambi - si posizionava al secondo posto con poco meno di 1000 opzioni, censurate probabilmente dallo screenshot per ragioni di immagine.
Dall’insegnamento di Silk Road, il destino di Bitcoin
Silk Road utilizzava Bitcoin, ma Silk Road e Bitcoin non sono mai stati la stessa cosa. Due strumenti, uno funzionale all’altro, con intenti molto affini: da un lato la liberalizzazione dell’economia, dall’altro la possibilità per chiunque di effettuare transazioni senza ostacoli e la separazione tra Stato e moneta.
Bitcoin, uno strumento per contrastare governi e istituzioni
Non sorprende, quindi, che due tecnologie funzionanti e in grado di far scricchiolare le certezze del sistema economico tradizionale siano stati alacremente presi di mira dai regolatori, così come non stupiscono gli attacchi violenti dei mass media.
Silk Road soffriva però di una sindrome molto diffusa - la centralizzazione - e il suo fondatore venne colpito con una pena esemplare per aver sfidato l’ordine costituito.
Bitcoin viene ancora oggi bersagliato da tutte le direzioni - da quelle legislative a quelle mediatiche (al recente articolo del Financial Times ho risposto su Bitcoin Magazine) - e il motivo è evidente: Satoshi Nakamoto ha messo in serio dubbio due certezze della società contemporanea:
Il monopolio monetario del dollaro: così come l’introduzione della stampa ha portato nei secoli alla separazione tra Stato e Chiesa, Bitcoin nasce con il chiaro obiettivo di separare lo Stato e le autorità centralizzate dalla moneta. Vendere dollari per comprare bitcoin per molti è un gesto politico per togliere potere al cartello monetario rappresentato dalla Fed. In passato tentativi simili - come il caso E-Gold raccontato nella fermata #3 - sono stati soffocati in partenza. Bitcoin, però, non può essere bloccato.
Sistemi di governance diffusi: se è possibile creare un sistema di regole privo di regolatori in ambito monetario, si può pensare a una società senza governi centrali? Dai drammi delle dittature alle grandi imperfezioni delle democrazie rappresentative - spesso definite come dittature della maggioranza - la struttura di Bitcoin pone una seria questione su come la società potrebbe regolarsi diversamente in futuro. Si può forse sperare in Stati sempre meno potenti e sempre più limitati da due delle caratteristiche principali di Bitcoin - privacy e inconfiscabilità - che renderanno più complesso il meccanismo di estrazione fiscale?
Dubbi e implicazioni che non possono che essere ostacolati ostracizzando la tecnologia che li introduce, come i leader di diverse istituzioni - attuali e passati -fanno ormai da tempo, spesso accostandola al fumoso mondo delle criptovalute:
Mario Draghi, presidente del Consiglio: “Bitcoin e criptovalute sono asset molto rischiosi. Un euro oggi è un euro domani”
Christine Lagarde, presidente Bce: “Il Bitcoin e le altre criptovalute non valgono nulla”
Jerome Powell, presidente Fed: “C’è una necessità reale di una migliore regolamentazione delle criptovalute”
Esma, autorità di regolamentazione dei mercati europea: “Le criptovalute comportano innumerevoli rischi per la stabilità finanziaria”
Adozione istituzionale: parte del gioco
Non inganni il fatto che Bitcoin negli ultimi anni sia stato accolto a braccia aperte da Stati, istituzioni, fondi d’investimento e grandi player della finanza tradizionale. Bitcoin è un sistema nato per resistere e sfuggire alle imposizioni esterne ma, come ha scritto Alex Gladstein: “E’ un cavallo di Troia per la libertà”. Troppo ghiotti gli incentivi economici offerti dagli aspetti monetari della tecnologia - la sua scarsità e l’enorme potenziale di crescita del prezzo in particolare - per restarne fuori.
Tutti vogliono un pezzo di quella che viene definita Number Go Up Technology (NgU)1. Man mano che la teoria dei giochi contribuirà ad aumentare i capitali in entrata - rendendo più sottili barriere all’ingresso come quella della volatilità - Bitcoin diventerà uno strumento su cui sempre più persone potranno fare affidamento anche nel medio e breve termine, in particolare laddove le regole sono troppo stringenti.
Le testimonianze non mancano già oggi. Cuba, Cina e Afghanistan sono tre di innumerevoli esempi.
Nel regime di Cuba, dove un sistema monetario corrotto ed elitario impedisce a gran parte della popolazione di risparmiare e di accedere a beni di prima necessità, Bitcoin sta diventando un modo sempre più diffuso per conservare potere d’acquisto e ricevere rimesse dai parenti emigrati negli Stati Uniti eludendo l’embargo americano. Come spiega un cittadino cubano ad Alex Gladstein nel suo articolo Inside Cuba’s Bitcoin Revolution: “I bitcoiner stanno sfidando il governo scambiando pesos con bitcoin, una forma di denaro superiore”.
Secondo Chainalysis nel 2022 la Cina rimane nella top 10 dei Paesi in cui Bitcoin è più utilizzato in assoluto nonostante il regime abbia più volte provato a bandire la tecnologia negli ultimi anni (come approfondito nella fermata #3).
In Afghanistan, prima dell’invasione talebana, quando le donne potevano ancora lavorare ma non avevano accesso a conti bancari, Roya Mahboob - la prima donna Ceo afghana - pagava le proprie dipendenti in bitcoin in modo che potessero iniziare a risparmiare digitalmente. Tutt’oggi Bitcoin resta l’unico modo per i cittadini afghani di inviare e ricevere denaro dall’estero senza passare sotto la lente d’ingrandimento sorvegliante del regime talebano.
La storia di Silk Road insegna che le rivoluzioni - anche quelle più pacifiche, quelle libertarie - non si fanno con la cieca obbedienza. Ulbricht ha provato a perseguire un’idea ma la furia del sistema che stava mettendo in dubbio si è abbattuta contro di lui, infliggendogli una pena esemplare.
Come scrive Eric Huges nel Manifesto Cypherpunk, serve costruire strumenti che non possano essere fermati.
Non possiamo aspettarci che i governi, le aziende o altre grandi organizzazioni senza volto ci garantiscano la privacy per la loro benevolenza. I cypherpunk scrivono codice. Non ci interessa molto se non approvate il software che scriviamo. Sappiamo che il software non può essere distrutto e che un sistema ampiamente diffuso non può essere chiuso.
N.B. Per firmare la petizione di scarcerazione di Ross Ulbricht, che conta oggi quasi 500.000 firme, potete cliccare qui.
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Online su YouTube la live di lunedì scorso con Massimo Musumeci
Di seguito la nuova puntata dei video-approfondimenti live dedicati al tema della settimana di Bitcoin Train sul canale YouTube di Massimo Musumeci, fisico, ricercatore Bitcoin ed esperto di privacy e sicurezza informatica. Questa settimana, prendendo spunto dalla puntata di Bitcoin Training, si è parlato della struttura dei wallet e di trasferimento di proprietà privata. Appuntamento a lunedì 17 ottobre ore 17:00.
NgU: il riferimento è in particolare alla struttura monetaria di Bitcoin. Con un circolante limitato e un’emissione che si dimezza ogni 210.000 blocchi (circa quattro anni), anche solo a parità di domanda il prezzo dovrà salire nel tempo.